Dal 19 al 22 novembre l’iniziativa per riflettere sui cambiamenti dei paesaggi contemporanei, segnati dai resti di opere e di infrastrutture creati dall’essere umano e lasciati in stato di abbandono. Luoghi dove la vita si rigenera, seppure tra le rovine. Il ciclo di incontri si svolge in più sedi. L’ingresso è libero
Si chiama “Ri-sorgenze” ed è un festival diffuso, pensato per riflettere sui fossili del terzo millennio: elementi scartati dall’uomo che sono diventati nuovi ecosistemi. Spazi che nel tempo assumono un diverso aspetto ecologico e paesaggistico. Luoghi dell’abbandono che si trasformano in zone di sperimentazione e riprogettazione, che mutano nel loro significato.
L’iniziativa è organizzata dal Dipartimento di Ingegneria civile ambientale e meccanica dell’Università di Trento e si articola in quattro incontri, dislocati in sedi diverse. Ogni momento di confronto offre diverse chiavi di lettura degli habitat emergenti e delle archeologie di oggi, per decodificarle e interpretarle. Punti di vista che coincidono con le tematiche su cui si concentra la rassegna: risignificare, rivelare, ridefinire, ricomporre e rigenerare.
Dibattiti, presentazioni e discussioni si alternano ad allestimenti e interventi artistici in un’ottica interdisciplinare e divulgativa.
Il primo incontro è in programma martedì 19 novembre, dalle 17 alle 19, alla Biblioteca universitaria di Mesiano (Trento – Via Mesiano, 77). Giovanna A. Massari, professoressa associata di Disegno al Dicam, Gianluca Guidotti ed Enrica Sangiovanni, entrambi autori di Archivio Zeta e produttori di opere culturali, insieme ad Antonella Valentini, ricercatrice di Architettura del paesaggio all’Università di Firenze, discutono su come i luoghi fortemente caratterizzati da episodi storici possono trovare nel loro stato attuale una possibilità di risemantizzazione.
Nel secondo appuntamento, mercoledì 20 novembre dalle 15 alle 19 allo Spazio archeologico sotterraneo del Sas (Trento – Piazza Cesare Battisti), il focus è sulla necessità di trovare nuove strategie e nuovi strumenti di decodifica e rilevazione degli esempi di eredità materiali ormai in disuso. Intervengono Alberto Ferlenga, professore ordinario di Progettazione all'Università Iuav di Venezia; Alessandra Quendolo professoressa associata di Restauro dell'architettura al Dicam; Anna Stagno professoressa e ricercatrice sulle Metodologie della ricerca archeologica all’Università di Genova.
A seguire, la riflessione si sposta sul tema del design dell’abbandono. In che modo cioè le rovine di quello che è stato possono convivere con più recenti iniziative progettuali. Ne parlano Fabio Di Carlo, professore ordinario di Architettura del paesaggio all’Università La Sapienza di Roma; l’architetto Martino Pedrozzi studioso di Cultura del territorio e docente all’Università della Svizzera italiana; Sergio Sanna, esperto di progettazione del paesaggio e membro dell’atelier di ricerca Ground Action.
Il terzo evento, in calendario giovedì 21 novembre dalle 17 alle 19, si svolge nella sala conferenze della Fondazione Caritro (Trento – Via Calepina, 1). È dedicato al tema dei nuovi orizzonti dove si mescolano selvatico e domestico, tecnologico ed ecologico, artificiale e naturale. I relatori sono Maria Livia Olivetti, professoressa associata di Architettura all’Università di Palermo; Mauro Varotto, professore ordinario di Geografia culturale all'Università degli Studi di Padova; Francesca Coppolino, ricercatrice di composizione architettonica e urbana all’Università di Napoli Federico II.
L’ultimo appuntamento è venerdì 22 novembre allo Spazio alpino Sat (Trento – Via Manci, 57). Il dibattito è su transizioni, paesaggi e nature ibride. Le aree dismesse dimenticate possono diventare laboratori di trasformazione dalle potenzialità inesplorate. A confrontarsi sono il direttore del Muse Massimo Bernardi; Elena Pirazzoli, ricercatrice indipendente; l’architetta e ricercatrice Francesca Zanotto del Politecnico di Milano.
Il Microfestival delle nuove ecologie è promosso dal Dipartimento di Ingegneria civile ambientale e meccanica dell’Università di Trento, da ELaDe Lab e da Tsm l Step. Fa parte di un ciclo di attività di divulgazione dal titolo “Paesaggi Forti: dialoghi su nuove ecologie in divenire” e si inserisce all’interno del programma di ricerca “Il Sistema dei Forti trentini come patrimonio Unesco: una piattaforma per la risignificazione e promozione del paesaggio fortificato trentino”, entrambi sostenuti dalla Fondazione Caritro.
È curato dalla professoressa Sara Favargiotti e dal ricercatore Marco Ferrari, entrambi afferenti al Dicam.
Maggiori informazioni e programma completo al link: https://webmagazine.unitn.it/
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