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giovedì 28 marzo 2024

Storytel aprile: le uscite di primavera e il podcast di Giulia Valentina

CATALOGO AUDIOLIBRI

Con un’offerta di oltre 600 mila titoli, fin dal 2018 Storytel Italia ha investito in un catalogo di audiolibri di qualità per i suoi abbonati.


Disponibili in esclusiva tra le uscite di questo mese
: dal 3 aprile Mr e Mrs American Pie letto da Valentina Pollani, il primo romanzo di Juliet McDaniel ambientato nell’America del 1969 che vede protagonista Maxine Simmons, un’esuberante ex-reginetta di bellezza intenta a costruire - o inventarsi - una famiglia per vincere il concorso come migliore moglie-madre americana (Rizzoli); dal 4 aprile Labirinti letto da Riccardo Mei, il nuovo capolavoro del re del thriller francese Franck Thilliez, autore da nove milioni di copie vendute e maestro assoluto del rompicapo letterario (Storyside); dal 17 aprile Nata per te - Storia di Alba raccontata fra noi di Luca Mercadante e Luca Trapanese (letto dall’autore Luca Trapanese e Andrea Lubrano), una riflessione dolce e incandescente sulla paternità, la storia di adozione che ha commosso l'Italia intera (Einaudi); dal 18 aprile Lo scudo del principe, il primo volume della serie fantasy firmata dall’autrice di Shadowhunters Cassandra Claire e letto da Martina Levato (Mondadori); dal 23 aprile Tutto brucia di Juan Gomez-Jurado (letto da Elena Scalet), la storia di tre donne che osano fare ciò che tutti noi osiamo solo immaginare, una vendetta impossibile, senza alcun margine di successo (Storyside); dal 24 aprile Cose mai successe, il nuovo romanzo letto dall’autrice Giulia Blasi che offre al lettore una prospettiva sorprendente sui legami e sulle verità nascoste che emergono quando il passato torna a bussare alla porta (Rizzoli) ; dal 30 aprile Io non uccido di Manuel Negro letto da Dario Sansalone, un giallo in chiave comica che affronta con leggerezza temi come il veganismo e lo sfruttamento degli animali, in un intreccio vivace e ricco di colpi di scena (Storyside).

 

E ancora, dal 3 aprile, l’audiolibro Cara Giulia letto da William Angiuli, in cui l’autore Gino Cecchettin si interroga sulle radici profonde della cultura patriarcale della nostra società, attraverso la storia di Giulia (Rizzoli); dal 5 aprile «L'ho uccisa perché l'amavo». Falso!, un manuale di Michela Murgia e Loredana Lipperini (che lo legge per le ascoltatrici e gli ascoltatori), con indicazioni su come dovrebbe essere raccontata a livello giornalistico una storia di femminicidio (Emons Audiolibri).

 

Disponibile in esclusiva su Storytel anche l’audiolibro Il problema dei tre corpi letto da Dario Dossena: il dibattutissimo fantasy di Liu Cixin che affronta un'affascinante quanto caotica questione sulle orbite dei corpi celesti e che ha ispirato la serie omonima Netflix. Il romanzo è il primo volume della trilogia Memoria del passato della Terra; sono disponibili - sempre in esclusiva su Storytel - anche il secondo volume La materia del cosmo e il romanzo conclusivo della trilogia Nella quarta dimensione, letti entrambi da Dario Dossena (Mondadori).



STORYTEL ORIGINAL

In arrivo in esclusiva su Storytel Italia il podcast Long Story Short – L’audiobook club di Giulia Valentina: sei puntate (in uscita una al mese dal 17 aprile a settembre 2024) per sei audiolibri del catalogo Storytel che Giulia Valentina ha amato e di cui racconterà temi, riflessioni e pensieri nati durante l’ascolto. Un podcast pensato per due tipi di persone: chi ha già letto o ascoltato il titolo e ha ancora voglia di parlarne, e chi vuole farsi incuriosire e trascinare in una nuova storia. Contributi di amici ed esperti, tips e approfondimenti arricchiranno l’esperienza delle puntate per un racconto a tutto tondo e a tutto “ascolto” dei titoli, come solo un audiobook club può offrire.

KABARETT WEIMAR: al Teatro Vascello la trilogia teatrale di Bruno Maccallini e Antonella Ottai diretta da Bruno Maccallini

Oltre cento anni fa nasceva la Repubblica di Weimar, punto di riferimento per la storia contemporanea: arti, pensiero, politica. Difficile raccontarla, però, sottraendosi al clamore della fine, imposta dal nazismo quattordici anni dopo la sua concitata esistenza. Al Teatro Vascello, dal 22 al 24 aprile, va in scena la trilogia di spettacoli Kabarett Weimar che ne evoca il mood tutto speciale, addentrandosi nelle arie dei caffè, nel vivo dei kabarett, per ascoltarne gli umori: da canzoni, provocazioni dada, witz, testi celebri e reportage d’autore erompono le emergenze della modernità. A partire dalle rivendicazioni della Donna.

Il progetto è firmato da Bruno Maccallini e Antonella Ottai e vede la regia di quest'ultimo per i tre spettacoli; le musiche originali sono di Pino Cangialosi.

 

Si inizia il 22 aprile con DIVA. UNA SINFONIA PER WEIMAR, drammaturgia concepita da Antonella Ottai che rende omaggio alla complessità del periodo, ricordandone alcuni dei punti salienti e dei personaggi più significativi. Si affida perciò a un personaggio immaginario, nel quale prende consistenza una figura determinante, DIVA, la Nuova Donna. In lei confluiscono le tante diverse performance di cantanti, attrici, poete e personalità varie che in tutti i campi stavano rivoluzionando l’immagine del femminile, tra le quali si possono ricordare, da Else Laske-Schüler a Valeska Gert: DIVA le riassume tutte, sostenuta dall'accompagnamento di una colonna sonora che spazia dal repertorio popolare all'avanguardia e coordinata da un gioco registico all'insegna dell'irriverenza.

 

Dopo una storia corale, il 23 aprile è di scena STASERA HO DECISO DI VENIRMI A TROVARE, una narrazione monografica che narra la storia di Fritz Grünbaum, autore e cabarettista ebreo, che si intrattiene in scena con il suo alter ego comico. Vienna gli ha dedicato un monumento; Bruno Maccallini gli dedica un omaggio raffinato e affettuoso, mettendo in luce la lotta tra il comico e gli eventi storici, intersecando la sua funambolica interpretazione con gli interventi musicali dal vivo della giovane musicista Livia Cangialosi

 

In chiusura, il 24 aprile si propone GROTESK!, uno spettacolo ispirato agli artisti del cabaret berlinese degli anni '20 e '30 e che vede protagonista un conferenziere dallo humour nero - mago, comico e cantante - che  sfida il regime nazista fino a esserne inghiottito ma che continuerà a portare i suoi sberleffi persino nei lager dove lo internano, contendendo l’ultima risata ai suoi carnefici. Un “one man show” dello stesso Maccallini  che mescola tragedia ed esilarante comicità, con azioni a sorpresa ed una partitura sonora dal vivo che riflette l’atmosfera di Weimar. Lo spettacolo è tratto dal libro di Antonella Ottai "Ridere rende liberi" (Quodlibet ed.), incentrato sull'arte e la sorte di artisti del teatro leggero segnati inesorabilmente dall’avvento di Hitler al potere.

 

Agli spettacoli del 23 e 24 aprile sono infine abbinate due Masterclass del Laboratorio "Una risata allunga al vita", in corso al Goethe Institut Rom. Si tratta di Barzellette, con Massimo Wertmuller (23) e Risate di Gioia con Elena Bucci e Marco Sgrosso (24), entrambe in programma nella sala grande del Teatro Vascello alle ore 19:00. Per accedere è richiesto un contributo singolo di € 5,00. 

 

Gli spettacoli iniziano alle ore 21:00; il biglietto per spettacolo, al costo di € 15,00 (€12.00 riservato agli over 65), è acquistabile direttamente al botteghino o su Vivaticket.it. Esiste anche la possibilità di un abbonamento all'intera trilogia al costo di € 30,00.

Maggiori informazioni e dettagli al sito https://www.teatrovascello.it/

 

Kabarett Weimar è un'iniziativa prodotta dalla Società per Attori e realizzata in collaborazione con il Goethe Institut Rom e il Teatro Vascello.





C’era una volta la Repubblica di Weimar. Dotata di una costituzione avanzatissima in tema di democrazia e diritti sociali, conobbe una esistenza politica molto accidentata, spesa fra la tempesta delle origini e l’abisso in cui si trovò a sprofondare. La sua breve storia è una parabola da più parti ancora evocata per ammonire su come, nelle luci di una comunità socialmente avanzata, siano sempre in agguato le ombre della barbarie. Ma se questo è oggetto di una discussione ancora attuale, rimane fuor di ogni dubbio che, dal punto di vista culturale, l’epoca di Weimar sia stata fra le più brillanti mai conosciute e che il suo campo sperimentale abbia investito ogni settore dello scibile umano, dalle arti tutte alle scienze al costume politico e sociale.

 

DIVA Una sinfonia per Weimar rende un contenuto omaggio a questa complessità, ricordandone alcuni dei punti salienti e dei personaggi più significativi. Si affida perciò a un personaggio immaginario, nel quale prende consistenza una figura determinante, DIVA, la Nuova Donna. In lei confluiscono le diverse performance di cantanti, attrici, poete e personalità varie che in tutti i campi stavano rivoluzionando l’immagine del femminile; si tratti di liriche come la Else Laske-Schüler, di interpreti come la Waldoff, di attrici come la Dietrich, di danzatrici come la Anita Berber e la Valeska Gert, DIVA le riassume tutte.

 

Nello spettacolo, come scena elettiva di queste disparate protagoniste – ma anche di altri celebri esponenti dello spirito di Weimar, drammaturghi, giornalisti, cabarettisti non meno che maghi – è stato scelto uno dei caffè più celebri e celebrati della Berlino degli anni venti, il Romanisches Café, che storicamente rappresentò un luogo di ritrovo intellettuale di carattere internazionale. Il suo capocameriere, Karl – confidente e amico personale di molti dei protagonisti del nostro racconto – accompagna e sostiene con le sue battute DIVA e, allo stesso tempo, ci offe un “dietro le quinte” di quanto ogni giorno animava il palcoscenico della capitale.

Se DIVA interpretata da Chiara Bonome è il corpo performativo dello spettacolo, il personaggio Karl di Bruno Maccallini ne è il narratore. E il maestro di cerimonie. Mutatis mutandis, una sorta di Ridolfo della goldoniana Bottega del caffè.

 

Non a caso, performance e racconto si svolgono in un caffè, luogo di transiti senza altra cittadinanza che non sia quella dispensata dalle arti e dalla cultura, dove l’impermanenza diventa “stato vitale”. Reduci dal disastro comune della grande guerra, profughi dalle rivoluzioni che avevano dato lo scossone finale agli imperi, rifugiati politici, viaggiatori curiosi del nuovo o inviati speciali, per tutti Berlino era sede di passaggi e di incontri fra i più significativi del novecento.

 

A interpretare questo particolarissimo mood, rimane fondamentale anche la parte musicale, affidata al pianista Pino Cangialosi, spaziando fra popolare e avanguardia, creando relazioni stimolanti con le parole della poesia come del divertissement. La musica d’altronde è stata sempre protagonista tanto delle sperimentazioni strumentali più audaci quanto del cabaret e delle piccole scene. Né si è tirata mai indietro quando si trattava di affrontare i nuovi media, la radio o il cinema sonoro.

 

Attraverso una selezione di autori – da Brecht a Klabund, da Lasker-Schüler a Tucholsky, da Hollaender a Weill, da Eisner a Grünbaum – e di opere – poesie, song, brani orchestrali e brani satirici di cabaret – lo spettacolo attraversa alcune delle tematiche centrali in quegli anni, il rifiuto del militarismo e delle guerra, l’immagine del femminile e la rivoluzione dei comportamenti sessuali, le sperimentazione artistiche d’avanguardia, la minaccia della disoccupazione, il razzismo crescente e la ricerca di un capro espiatorio che pagasse le colpe di una situazione economica che, dopo il ’29, era diventata insostenibile.

 

Per l’informazione più propriamente storica, necessaria a comprendere meglio alcuni degli aspetti satirici dello spettacolo, lavorano in scena gli stessi elementi che hanno visto la luce proprio nei teatri della repubblica di Weimar, i cartelli didascalici di brechtiana memoria e le proiezioni cinematografiche (brevi documenti filmati) di piscatoriana memoria.

 

Un modo per ricordarci di una storia che è stata, ed è, profondamente europea.




«Prima di affrontare il pubblico, Io, il Grünbaum, parlo sempre con me stesso: non è che parlo da solo, parlo con l’altro me ed è proprio lui che si beve tutto il fiele che mi esce fuori. Perché? Il fatto è che il mio dentro è arrabbiato con il mio fuori.»

 

Così, litigando con sé stesso, Fritz Grünbaum, autore, librettista e cabarettista austriaco di famiglia ebraica, fra i più salaci e irriverenti del secolo trascorso, per oltre trenta anni ha intrattenuto con sketch riviste operette il pubblico di Vienna e di Berlino, prima che il nazismo silenziasse in un colpo solo il doppio personaggio a cui aveva dato vita albergandolo in un unico corpo. D’altra parte essere feroce con il proprio io, al punto da considerarsi divorziato da sé stesso, gli consente di esserlo ancora di più con l’epoca storica in cui si trova ad operare e di affrontare con disinvolta irriverenza i suoi contemporanei più illustri. Dotato degli accenti e delle tematiche tipiche dell’umorismo ebraico, Grünbaum assume a cifra della sua scena comica la struttura del doppio creando così non solo una straordinaria sintonia con lo spirito del tempo, ma riuscendo a conferire agli enunciati di Freud o di Einstein, per citare i riferimenti più celebri in cui incorrono i suoi sketch, la formula aurea del paradosso comico. Così come sprofonda nel non senso il delirio politico che individui come Hitler o il generalissimo Franco stanno agitando sulla scena internazionale. Se non fossero bastate le sue origini ebraiche, non appena invasa l’Austria, a questi affronti il nazismo non mancherà di presentare il conto, internandolo nei lager dove troverà la morte.

 

Attraversarne il crescendo nell’ampio repertorio dell’artista provoca non solo la risata amara nei confronti di un grande racconto storico consegnatoci dallo sguardo – anzi dai due sguardi sempre divergenti – di chi ne è stato acuto osservatore, ma lascia scoprire anche il valore, assolutamente attuale, della lotta fra l’eversione del comico e l’inesorabilità degli eventi.

 

Così, in STASERA HO DECISO DI VENIRMI A TROVARE... Per fare due chiacchiere con me stesso, a Bruno Maccallini spetta il compito di interpretare la dialettica dello sdoppiamento appoggiandosi in scena ai dispostivi di riproduzione tecnica della persona che, nati anch’essi nel tempo che fu di Grünbaum, moltiplicano le sue presenze, traducendo il gioco delle parti nel gioco degli specchi e delle loro rifrazioni. In scena con lui la musicista e cantante Livia Cangialosi.



Berlino, Repubblica di Weimer: la metropoli del futuro! Dalle immagini che raccontano la sua prorompente vitalità in scena si riversa, come per magia, un personaggio in carne e ossa: Grotesk.

Un po' mago, un po' chansonnier, un po' presentatore alla "Cabaret" di Bob Fosse, ispirato ai tanti artisti che resero leggendario il cabaret berlinese degli anni Venti-Trenta, Grotesk è un provocatore irriverente, esperto della risata e del paradosso, dello sberleffo satirico. Mentre la capitale tedesca sprofonda nel nazismo e le stelle della comicità ebrea sono imprigionate nei campi, lui con humour inossidabile non smette mai di aggredire il comune buonsenso, di denunciarne il vuoto che nasconde, affacciandosi sul baratro spalancato dal regime finché non è a sua volta inghiottito.

 

Bruno Maccallini  - sul palco con tre musicisti - è l’interprete di un autentico di GROTESK! Ridere rende liberi, un one man show: novanta minuti, tragici, esilaranti, affascinanti in cui dà vita a un personaggio dal pungente humour agro, caratteristica preponderante che ha contribuito a fare del Kabarett berlinese uno spazio di profonda libertà e critica sociale. Maccallini ha curato la regia e firmato il testo con Antonella Ottai, autrice del libro “Ridere rende liberi. Comici nei campi nazisti” (Quodet ed.).

 

Grotesk aggredisce il pubblico con le contestazioni radicali di Walther Mehring, lo spiazza attraverso i paradossi del grande Kurt Tucholsky, lo blandisce al suono delle musiche di Kurt Weill e Friedrich Hollaender. Il Nostro vive gli anni ruggenti in cui la scena del Kabarett rivela sempre più il volto d’una Germania democratica, radicale e antimilitarista. E li vive tutti, dall’inizio tempestoso al disastro finale, mentre il sogno di un futuro scivola nell’incubo del nazismo. Che non potrà spegnere il suono irriverente della sua risata, ma ne confinerà drasticamente il territorio.

 

Da sempre attratto dagli spettacoli di Kabarett della Berlino degli anni Venti-Trenta in tutti i suoi aspetti, dall’intrattenimento alla satira socio-politica, Bruno Maccallini si avvale in scena della preziosa collaborazione di Pino Cangialosi al pianoforte, fagotto, percussioni e fisarmonica, di Stefano Costantini alla tromba e di Flavio Cangialosi al contrabbasso.







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Autismo, l’esplosione di un fenomeno che oggi colpisce 1 bambino su 77

Un bambino su 77 in Italia è autistico (ISS 2022). A essere maggiormente colpiti sono i maschi, quasi cinque volte in più rispetto alle femmine. È questa l’esplosione di un fenomeno che, soltanto alcuni decenni fa, contava un bambino su mille con disturbi dello spettro autistico, un dato inferiore di circa 13 volte.

Numeri impressionanti che hanno spinto l’Unicusano a promuovere l’innovativo master di II livello in Disturbi del neurosviluppo: il modello biopsicosociale, il primo in Italia di questo genere. Il corso, infatti, mette per la prima volta il bambino, la sua famiglia e la scuola al centro degli interventi terapeutici come disposto dalle recenti normative legislative e interministeriali, mescolando inoltre due modelli scientifici molto spesso contrapposti nel panorama ospedaliero e accademico, ovvero la neuropsicologia e la psicologia sistemica relazionale e psicodinamica. Un modello quindi integrato di valutazione che tiene conto dell’inclusività come richiesto dal Ministero della Salute e che di fatto elimina i casi di “falsi autistici”.

L’approccio metodologico è stato così tanto apprezzato da studenti e professionisti del settore da ricevere un numero di iscrizioni ben oltre le aspettative, abbracciando diverse facoltà e percorsi di laurea: dalla Psicologia alla Medicina, passando per la Logopedia, la Neuropsicomotricità e Scienze dell’educazione e della formazione.

A coordinare la squadra di professori e luminari, fra cui il neuropsichiatra infantile Michele Zappella, è lo psicoterapeuta Aldo Grauso. “Finalità del nostro master – spiega l’accademico – è la formazione di operatori esperti nei disturbi del neurosviluppo in ottica terapeutica integrata: fondamentale diviene l’acquisizione di informazioni in ambito clinico, sociale e scolastico, basilari per poter lavorare con terapie integrate multidiscliplinari, favorendo il superamento dell'approccio tradizionale alla disabilità come patologia e dunque non collegarlo più a qualcosa di “rotto” che vada aggiustato. La presa in carico diviene allora globale e mirata alla persona: si terrà conto, in modo dinamico, dei fattori ambientali e personali, secondo il modello biopsicosociale”. Quindi, rispetto al passato, si rivoluziona l’approccio metodologico che non prende più in considerazione soltanto il cervello ma anche le relazioni che il paziente ha con la famiglia e la scuola. “Due aree dietro cui si celano le emozioni e il vissuto emotivo – puntualizza il professor Grauso – perché, analizzando approfonditamente queste relazioni, si evita di diagnosticare in maniera superficiale molti disturbi legati allo spettro autistico”.

A dare credibilità al master Unicusano intervengono le nuove linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità relative diagnosi e sul trattamento del disturbo dello spettro autistico in bambini e adolescenti, pubblicate lo scorso ottobre. In termini di diagnosi e terapia, alla neuropsicologia e quindi alla psicologia cognitivo-comportamentale, per la prima volta si sottolinea come nessun tipo di diagnosi debba essere fatta senza tenere in considerazione il colloquio psicologico e la conoscenza “sociale” dell’individuo e dunque il valore testologico non è da considerarsi prassi univoca.

“Il Ministero della Salute – conclude il docente – nelle sue considerazioni lega la diagnosi non soltanto ai contenuti e alla disciplina comportamentale ma anche a un esaustivo colloquio psicologico e di conoscenza intima del soggetto. Questo è il canale per dire che anche il metodo biopsicosociale diviene fondamentale: secondo noi, se si approfondissero certe tematiche si eviterebbe di ‘etichettare’ subito il soggetto con una diagnosi che, quasi inevitabilmente, si porterebbe dietro tutta la vita. Magari è stato un soggetto che per un periodo della vita non si è evoluto secondo norma”.





OGGI LA CONSEGNA DEL CANTIERE DEL PRIMO LOTTO DI COSTA SUD IL LOTTO N.2 “PARCO COSTIERO TORRE QUETTA” DECARO: “DA UNA PAGINA DEL LIBRO DEI SOGNI AD UNA PAGINA DELLA STORIA DI BARI. COSTA SUD È LA VERA SFIDA DEL FUTURO DELLA CITTÀ. ORGLIOSO DI ESSERNE PARTE”

Questa mattina, a Palazzo di Città, alla presenza del sindaco Antonio Decaro e del direttore della ripartizione Urbanistica Pompeo Colacicco si è proceduto alla consegna ufficiale del cantiere del primo lotto di Costa Sud, il lotto n. 2 all'impresa aggiudicataria dell'appalto, il Consorzio Valori scarl.  All’incontro hanno partecipato l’ingegner Framcesco Lenoci del Consorzio Valori e l’architetto Gianluigi Sylos Labini, direttore dei lavori e componente del raggruppamento di progettazione che vanta oltre trenta progettisti.

 

“Era il 20 aprile del 2014, quando durante era la mia prima campagna elettorale da sindaco, annunciai per la prima volta alla città che nella zona sud di Bari, da pane e pomodoro a San Giorgio, avremmo realizzato un grande parco marino, lungo 6 km, che finalmente ci avrebbe permesso di lasciarci per sempre alle spalle il degrado, fisico ma anche sociale, che per decenni ha caratterizzato quella zona di Bari – spiega il sindaco Antonio Decaro -. Avevamo preso degli impegni: in cinque anni completare la progettazione e in dieci anni avviare i lavori. Oggi, sono felice di poter dire che dopo 9 anni, 11 mesi e 8 giorni stiamo mantenendo quell’impegno. Consegniamo formalmente il primo cantiere di uno dei sei lotti del grande progetto di Costa Sud. Questo significa che partono i lavori concretamente e che diamo inizio a quella che è la vera sfida della città di Bari.

Questo progetto è il risultato di un piano urbanistico esecutivo che interviene su di un area di 938 ettari di superficie che vede la presenza di oltre 27 mila abitanti, tra i quartieri di Japigia, Madonnella, Sant’Anna e San Giorgio. Una pianificazione urbanistica senza precedenti nella città di Bari che ha eliminato tutte le volumetrie lungo la costa e ridotto del 50% quelle complessive con una riduzione del consumo di suolo di oltre il 60%. Ma il potenziale di questa operazione è molto più ampio perché non solo migliorerà la qualità ambientale dei luoghi, la vita dei baresi ma renderà la nostra città più attrattiva dal punto di vista turistico ed economico. In questa grande aree ci saranno nuove spiagge, aree attrezzate, aree per lo sport, piste ciclabili, nuove zone completamente deimpermeabilizzate e rinaturalizzate con migliaia di alberi nel rispetto della vegetazione esistente. L’attuale strada diventerà una corsia ciclopedonale, mentre una semi carreggiata per il trasporto pubblico sarà realizzata dove oggi ancora insistono i binari che finalmente RFI sta spostando nell’ambito del progetto del Nodo ferroviario sud. Nella zona interna invece, dal mare guardando verso Japigia, ci sarà spazio per piccole attività economiche, orti sociali, la riqualificazione della lama valenzano, e una nuova connessione tra i quartieri a partire dalla rigenerazione dell’esistente.

Non è stato semplice, ci sono voluti 10 anni di lavoro, un concorso di progettazione, tante procedure, le gare, la variante urbanistica, gli espropri, fino ad arrivare all’apertura dei cantieri di questi giorni. Dieci anni fa mi dicevano che era solo una delle tante pagine di un libro di sogni. E invece qui oggi stiamo scrivendo, nero su bianco, una pagina di storia della città di Bari.

Voglio, infine, ricordare che il Parco costiero Costa sud è uno dei quattordici progetti bandiera finanziati dal ministero della Cultura nell’ambito del fondo complementare del PNRR con un totale di 75 milioni di euro. Quando mi dicevano di essere un sognatore, io ho sempre risposto: se possiamo sognarlo, possiamo farlo!”

 

“Questo è il primo passo concreto - quelli amministrativi sono stati lunghi e complessi - dell'esecuzione del piano Costa sud - ha proseguito Pompeo Colacicco -. Oggi finalmente arriviamo  alla consegna dei lavori: abbiamo già fatto un primo cronoprogramma con gli esecutori delle opere e abbiamo fiducia di poterle completare nei termini dei disciplinari, molto ambiziosi, che ci ha imposto il Ministero finanziatore.

Si tratta di un progetto di grandissima qualità e di ampio respiro che ha un'anima fortemente ambientalista, di recupero del verde e della fascia costiera.

Sono certo che sarà il primo passo per dare il via all'intera urbanizzazione secondaria del Piano urbanistico di costa Sud che è stato al centro degli impegni della ripartizione Urbanistica negli ultimi due anni anche grazie agli operatori, impegnati nella progettazione sia dell'urbanizzazione sia dell'intero piano, dei cui risultati non posso che essere ampiamente soddisfatto.

Mi auguro che le opere continuino secondo il programma condiviso all'inizio, e che fin qui abbiamo rispettato, e confido che a breve procederemo alla consegna almeno degli altri tre lotti; gli ultimi due - quelli di Punta Perotti e Torre Carnosa - richiederanno forse un po' più di tempo perché vicende secondarie ma importanti impongono maggior cautela nella gestione delle procedure.

Per quanto riguarda le tempistiche di esecuzione, partono da oggi i 730 giorni previsti per realizzare l'opera. Al momento guardiamo al 31 dicembre 2026 come termine ultimo per la conclusione dei lavori. A brevissimo avvieremo anche il lotto 6, che comprende le aree intorno al Bellavista: aspettiamo la conclusione dell'attività di verifica, l'appaltatore si  è reso disponibile a consegnare le opere non appena si saranno  verificate tutte le condizioni.,

Per il lotto 4 e il lotto 5, invece, stiamo completando la fase di verifica della progettazione ma siamo ragionevolmente convinti che entro trenta giorni concluderemo anche quelle attività”.

 

“È un grande onore per me partecipare a questa operazione – ha dichiarato Gianluigi Sylos Labini - che ritengo un'operazione di bonifica e di grande rilievo per l'interconnessione della città in un'area  in cui  la ferrovia creava una separazione netta tra due territori che avevano il diritto di essere vissuti contestualmente. Questa straordinaria operazione cambierà il volto della città in quell'area, determinando grandi vantaggi.

Oltre che progettista sono direttore dei lavori, un impegno importante per arrivare a una qualità che sia proporzionata all'impegno finanziario che il programma ha messo a disposizione per le aree interessate.

L'intervento per larga parte prevede l'implementazione delle aree verdi e la maggiore qualificazione di tutti gli spazi funzionali per le attività balneari e di godimento degli spazi circostanti per il tempo libero. La città avrà così delle aree di grandissima dimensione a disposizione per poter svolgere tutte quelle attività fin qui realizzate in spazi molto più contenuti. Nascerà un parco di grandi  dimensioni che questa città non ha mai avuto, un parco costiero in cui saranno messe a dimora alberature e arbusti: ci sarà una pineta e saranno creati servizi di vario tipo quali esercizi di ristorazione e aree gioco per i più piccoli, Grazie  ai lavori in programma, nascerà un polo urbano dedicato alla natura e al tempo  libero e questo, per la città, è un fatto rivoluzionario”.

 

 “Siamo un Consorzio che opera a livello nazionale ma mantiene un forte radicamento territoriale con 45 aziende attive in Puglia - ha concluso Francesco Lenoci, rappresentante del Consorzio Valori -. Siamo consapevoli di essere l'ultima staffetta a ricevere il testimone per portarlo al traguardo.  Naturalmente con il rup ingegnere abbiamo già predisposto un programma per avviare i lavori e svolto anche una serie di sopralluoghi. Desidero rassicurare il sindaco: siamo prontissimi”.

 

Di seguito una sintesi degli interventi previsti nell’ambito della progettazione del “Parco Costiero Torre Quetta”:

 

Il progetto prevede principalmente la riqualificazione naturalistica della fascia litoranea e la creazione di un sistema di percorsi ciclopedonali che costituiscono l’ossatura principale dell’area lungo la quale si succede una sequenza di aree tematiche caratterizzate da spazi aggregativi, ludico-ricreativi e sportivi tra cui: aree gioco, spazi per la fruizione balneare, spazi pubblici, ambiti naturalistici e campi sportivi polivalenti.

Ognuno di questi ambiti è studiato in continuità con gli altri in modo da rendere trasversale e integrato l’utilizzo di tutti gli ambienti. Tutti i percorsi avranno un carattere naturalistico garantendo al contempo la fruizione dell’area da parte delle persone con disabilità e dei mezzi di soccorso e manutenzione.

Le principali azioni operative previste dal progetto si riassumono in:

Strada litoranea: rivisitazione della sezione stradale. L’obiettivo dell’intervento è ricucire il rapporto con lo spazio pubblico antistante la strada, rallentare il traffico garantendo attraversamenti in sicurezza oltre che strutturare la sezione stradale come uno spazio urbano attrezzato a servizio della comunità locale. In definitiva le operazioni previste vanno nella direzione di trasformare l’attuale arteria stradale in una strada parco anche attraverso l’attivazione della zona 30.

 

Nuova rete di percorsi ciclo-pedonali: oltre al percorso ciclopedonale che si sviluppa lungo la dorsale carrabile, il progetto si avvale di altri spazi dedicati a una percorrenza mista. Questi percorsi hanno il compito principale di collegare la dorsale del parco, la spiaggia e l’entroterra, garantendo al tempo stesso l’accessibilità alle aree attrezzate / sportive.

 

Nuove aree attrezzate: le aree per lo svago e le aree gioco per bambini sono collocate nei pressi degli assi principali di penetrazione ciclopedonale del parco e a ridosso della strada litoranea. Tutte le aree, di uguali dimensioni (poco inferiore a 300 mq) e di forma ellittica, si differenziano tra loro oltre che per le diverse attrezzature e funzioni, che ne distinguono l’utenza, anche per il colore della pavimentazione, drenante e anti-trauma. I colori proposti ricercano un equilibrio tra la necessità di evidenziare queste “nuove occasioni funzionali” e la necessità di un’integrazione con il medio naturale.

 

Sostituzione superfici di parcheggio asfaltate con pavimentazioni drenanti: il parcheggio esistente, collocato a nord della SS16, oggi si presenta con una superficie in asfalto e munito di recinzione metallica. L’intervento prevede la rimozione della recinzione. Non sono previste modifiche sostanziali di natura geometrica e formale, ma esclusivamente attinenti alla rivisitazione della superficie materiale. Il trattamento mira infatti a garantire l’infiltrazione superficiale delle acque meteoriche. Per questo sono previste la rimozione dell’asfalto esistente e la sua sostituzione con conglomerato ecologico drenante tipo biostrasse. Il parcheggio sarà inoltre collegato in modo efficiente alla rete dei percorsi ciclo-pedonali e garantirà l’accessibilità alle persone a mobilità ridotta. Il numero dei posti auto, tuttavia, rimarrà invariato.

 

Interventi di accessibilità pubblica alla spiaggia: il progetto prevede la riqualificazione del tratto costiero della spiaggia di Torre Quetta mediante una rilettura integrata di funzioni, infrastrutture e paesaggio, che consenta di ricostruire un “sistema” tra verde, promenade, dotazioni funzionali e accesso al mare; gli interventi, in “sottrazione” rispetto agli elementi costruiti e inamovibili esistenti costituiranno un sistema “discreto” e leggero. Il progetto di riorganizzazione e fruizione della costa, orientato alla sostenibilità ambientale in termini di rimovibilità e leggerezza delle strutture per l’accessibilità, prevede la realizzazione di percorsi pedonali, ortogonali alla costa, di connessione tra zone verdi attrezzate, promenade, servizi (nuovi chioschi e servizi igienici), spiaggia, caratterizzata dalla nuova fascia di gariga (tipo di vegetazione mediterranea), sistema di piattaforme stagionali per la fruizione balneare e pontili di accesso al mare. I percorsi e le piattaforme stagionali, completamente reversibili, saranno realizzati con un dogato in legno zavorrato, semplicemente appoggiato, senza alcun vincolo.

 

Interventi di piantumazione: previste la riqualificazione della vegetazione esistente e la ricucitura di questa sezione di costa con nuovi impianti arborei e arbustivi attraverso rimboschimenti e realizzazione di ampie zone di macchia mediterranea che apporteranno benefici sia in termini ambientali sia in termini paesaggistici. Le alberature e le tappezzanti scelte sono coerenti con l’obiettivo di incrementare la qualità dell’area sotto il profilo ecologico e sociale oltre che paesaggistico, preservando e arricchendo le peculiarità paesaggistiche del territorio.




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mercoledì 27 marzo 2024

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“LE ARTI UNISCONO E NON DIVIDONO”: PRESENTATO A PALAZZO DI CITTÀ L’EVENTO PROMOSSO DALL’ASSOCIAZIONE STARGATE UNIVERSAL SERVICE

 È stato presentato oggi, nella sala giunta di Palazzo di Città, l’evento “Le arti uniscono e non dividono”, promosso dall’associazione di volontariato Stargate Universal Service in occasione della Giornata mondiale dell’Arte Unesco e in programma al Teatro Bravò il prossimo 15 aprile alle ore 16.30.

Sono intervenuti alla conferenza stampa l’assessora alle Culture e al Turismo Ines Pierucci, il consigliere comunale Pino Monaco, la presidente di Stargate Universal Service Mariella Ragnini de Sirianna, la presidente del Club per l’Unesco di Bisceglie Pina Catino e altri ospiti e protagonisti dell’evento, tra i quali l’attore Nico Salatino. L’evento è organizzato in collaborazione con il Club per l’Unesco di Bari, presieduto da Pietro Bello, il Club per l’Unesco di Bisceglie, l’Accademia delle culture e delle scienze internazionali, i Cavalieri Templari Cristiani di Jaques de Molay, l’associazione Mondo antico Tempi moderni, Mountain Bike Club e Aspassobike.

“Ringrazio Stargate Universal Service e la presidente Mariella Ragnini de Sirianna, il consigliere Pino Monaco, i club territoriali Unesco di Bari e Bitonto e tutti gli organizzatori e protagonisti di questo importante evento - ha dichiarato Ines Pierucci -. Con un programma molto ricco, è un’iniziativa che mette al centro i valori della pace, che si uniscono alla cultura, a diverse forme d’arte, alla storia e alla tradizione, nel solco di un lavoro importante di welfare culturale di cui Stargate è attiva promotrice nella nostra città. In un momento segnato da diversi conflitti a livello internazionale, promuovere i valori dell’Unesco ci aiuta a rispondere a queste difficoltà con la conoscenza e con il sapere, nel segno di un’agenda di dialogo, sostenendo le azioni che, in questo senso, provengono dal nostro territorio”.

“Sono felice di presentare e sostenere questa iniziativa promossa dall’associazione presieduta da Mariella Ragnini de Sirianna e da altre importanti realtà della nostra città - ha proseguito Pino Monaco -. Tengo molto al binomio cultura e solidarietà, che caratterizza il lavoro di molte associazioni che in questi anni abbiamo sostenuto, ci tengo a dirlo, sempre in una positiva collaborazione con l’assessora Pierucci, al di là di ogni barriera ideologica, sempre entrando nel merito dei progetti. Mariella Ragnini de Sirianna è instancabile nella promozione di eventi e iniziative di grande merito come questa, e invito tutti a prendervi parte il prossimo 15 aprile”.

“La Giornata Mondiale dell’Arte è stata istituita dall’Unesco nel 2019, che ha scelto come data il 15 aprile, giorno di nascita di Leonardo da Vinci, una figura che nel mondo identifica l’arte in tanti suoi aspetti - ha sottolineato Mariella Ragnini de Sirianna -. Con questo evento, che abbiamo presentato oggi in un’altra data importante, quella della giornata mondiale del teatro, vogliamo puntare a raccogliere tutta l’arte in un appuntamento, mettendo al centro anche la partecipazione dei più giovani, nel segno della pace e della solidarietà, per rafforzare i legami tra la creatività, la società, e il territorio: proprio perché l’arte, come abbiamo voluto sottolineare già nel titolo dell’evento, unisce e non divide”.

Il preambolo dell’atto costitutivo dell’Unesco, siglato nel 1945, sottolinea che “poiché le guerre cominciano nelle menti degli uomini, è nelle menti degli uomini che si devono costruire le difese della pace  - ha concluso Pina Catino -. La cultura e le arti sono, infatti, gli strumenti per eccellenza dell’Unesco per avvicinare i popoli. Il ruolo degli artisti, in questo senso, è molto importante, e come club per l’Unesco siamo felici di far parte di questa iniziativa che è ispirata proprio dalla volontà di mettere al centro la conoscenza, la bellezza e il dialogo”.

 

Il programma:

 

Il 15 aprile, dalle ore 16.30, sul palco del Bravò si alterneranno numerosi ospiti, ciascuno dei quali condenserà in una breve performance il senso della sua arte e il messaggio che essa sottende. A condurre la serata sarà Gianni Ippolito.

 

Tra i protagonisti dell’evento:

per il teatro: l’attore Nico Salatino e lo scenografo Mino Miale; per la fotografia: Luigi Caldarola; per la pittura: Irina Hale, Maria De Pasquale, gli artisti della Bottega di Massimo Lembo; per la musica: Mike Zonno e i musicisti di strada Carlo Stragapede con la chitarra e Mimmo Sgaramella con il sax e Diversamente musica con Carlo De Liso al piano; per la danza: il Gruppo Danza Preziosissimo Sangue in San Rocco di Katia Laguaragnella; per il libro: gli scrittori ed i poeti della Stargate, “I Poeti di Bari Vecchia” di Mondo Antico tempi moderni, i vincitori del concorso di poesia A. Rositani “Ragazzo d’oro”.

 

 

Contatti Stargate Universal Service

Tel. 371 3042993 - 339 1301911

E mail stargateserviceadv@gmail.com  ufficiostampastargate@libero.it




REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO: RISCHIO IMMINENTE DI UNA GRAVE CRISI ALIMENTARE!

Kinshasa/Milano 27 marzo 2024 - L'escalation del conflitto nella provincia del Nord Kivu, nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo (RDC), sta spingendo la popolazione verso il rischio imminente di una grave crisi alimentare.

Azione contro la Fame esorta i membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, riuniti oggi, a garantire che la crisi della fame non si aggravi e metta a rischio altre vite umane, chiedendo il rispetto della risoluzione 2417, che ha riconosciuto il legame tra guerre e fame, attraverso l'impegno con le parti in conflitto per facilitare l'accesso umanitario e il rispetto del Diritto Internazionale Umanitario.

LA SITUAZIONE UMANITARIA

Dal gennaio 2024, l'escalation dei combattimenti nel Nord Kivu è caratterizzata dall'attacco indiscriminato ai civili e alle infrastrutture civili, dalla militarizzazione dei campi per sfollati e dalla restrizione dei movimenti sulle principali vie di approvvigionamento per il libero passaggio di cibo, beni essenziali e aiuti. Solo a febbraio, oltre 240.000 persone sono fuggite nella città di Goma, portando il numero degli sfollati a oltre 600.000 nei campi e nei siti informali intorno alla città, che necessitano di aiuti umanitari immediati e salvavita. Le famiglie in fuga dal conflitto arrivano in condizioni nutrizionali e sanitarie deplorevoli.

"Dalla recrudescenza del conflitto, la situazione nutrizionale dei bambini che si rivolgono alle strutture sanitarie di Azione contro la Fame nei campi 1 e 2 di Lushagala è peggiorata, e il numero di bambini gravemente malnutriti sotto i 5 anni ricoverati si è moltiplicato per quattro volte, dal novembre 2023

A febbraio, Azione contro la Fame ha ricevuto fino a 10 nuovi casi al giorno di bambini in condizioni di malnutrizione acuta grave", spiega Florian Monnerie, direttore di Azione contro la Fame nella RDC.

Al di fuori di Goma e in tutto il Nord Kivu, dove ci sono oltre 2,4 milioni di sfollati, la situazione rimane allarmante. I civili sono continuamente costretti a fuggire dai combattimenti, per giorni, settimane o mesi, lasciando loro poche possibilità di coltivare o acquistare cibo. I combattimenti e i blocchi indotti impediscono inoltre alle organizzazioni umanitarie di fornire gli aiuti tanto necessari.

Azione contro la Fame ha dovuto interrompere le sue attività nella zona sanitaria di Mweso, nel territorio di Masisi, per tre settimane a causa degli intensi combattimenti nella zona. A causa dell'accesso umanitario limitato, le famiglie e le comunità sono state lasciate senza assistenza né protezione, aggravando ulteriormente il rischio di una grave crisi alimentare.

L’APPELLO

" Azione contro la Fame, insieme ad altre organizzazioni umanitarie, chiede con urgenza la cessazione delle ostilità e il rispetto del Diritto Internazionale Umanitario, consentendo la protezione della popolazione civile e la consegna sicura di aiuti neutrali e imparziali ai più bisognosi. È necessaria un'azione immediata per prevenire ulteriori perdite di vite umane", afferma Florian Monnerie.

L’INTERVENTO DI AZIONE CONTRO LA FAME NELLA RDC

Azione contro la Fame rimane impegnata a fornire assistenza salvavita, tra cui nutrizione e cure mediche, acqua, igiene, servizi igienico-sanitari e supporto psicosociale. L’organizzazione opera nella RDC dal 1997 e ha programmi in tutto il Nord Kivu, in particolare a Mweso (territorio di Masisi), Bambo (territorio di Ruthsuru) e nei siti di sfollamento di Goma, tra cui Lushagala 1 e 2, Bulengo, Rusayo 2 e Kanyaruchiny

Foto: © Alexis Huguet per Azione contro la Fame

(Una mamma e la sua bambina malnutrita, in uno dei centri dove opera Azione contro la Fame)




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La proteina spia per i tumori del fegato

Trento, 27 marzo 2024 – (d.s.) Quello al fegato è tra i tumori più diffusi e con il più alto tasso di mortalità. Ogni anno, colpisce circa 90mila persone in Europa, 13mila in Italia. È una neoplasia tendenzialmente silente e per questo la diagnosi è spesso tardiva, fattore che contribuisce a limitare drasticamente le possibilità di cura. L’approccio chirurgico e il trapianto, quest’ultimo possibile solo in pazienti con lesioni precoci non metastatiche, rimangono le strade che garantiscono la maggiore aspettativa di vita. Gli stessi risultati non possono attualmente essere raggiunti con il solo approccio farmacologico. La ricerca rimane quindi una risorsa fondamentale per migliorare l’aspettativa di vita e le possibilità di guarigione dal tumore del fegato.
Il gruppo guidato da Fulvio Chiacchiera, professore di Biologia applicata al Dipartimento di Biologia cellulare, computazionale e integrata dell’Università di Trento, ha identificato alcuni meccanismi alla base dello sviluppo dei tumori epatici, a seguito di mutazioni del gene ARID1A. Si tratta di mutazioni che si riscontrano in una percentuale consistente di questo tipo di tumori. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista “Science Advances”.
L’articolo, che vede come primi firmatari i ricercatori Alessandro D’Ambrosio, Davide Bressan ed Elisa Ferracci, riporta i dati dello studio svolto in collaborazione con l’Istituto europeo di Oncologia (Ieo) di Milano e con l’Azienda provinciale per i servizi sanitari (Apss) della Provincia autonoma di Trento, grazie al sostegno di Fondazione Airc per la ricerca sul cancro.
«I dati a nostra disposizione – spiega Fulvio Chiacchiera – dimostrano l’importanza della proteina codificata dal gene ARID1A nel salvaguardare l’integrità del genoma. Quando questo gene subisce una mutazione che determina la perdita della funzione della proteina, aumentano i danni a carico del DNA. Questo accresce la frequenza con cui altre mutazioni potenzialmente pericolose possono essere acquisite e si accompagna a un aumento dell’infiammazione, tutti fattori che promuovono lo sviluppo dei tumori».
Le neoplasie epatiche sono caratterizzate da un ampio spettro di mutazioni, una tra le più comuni riguarda il gene CTNNB1. Il gruppo guidato da Fulvio Chiacchiera ha dimostrato che le mutazioni di CTNNB1 associate a quelle del gene ARID1A portano allo sviluppo di tumori epatici particolarmente aggressivi, in grado di dare metastasi nei polmoni. Se i dati ottenuti saranno confermati in ampi studi clinici, la presenza di mutazioni nel gene ARID1A individuate prima dello sviluppo del tumore potrebbe fornire indicazioni preziose ai medici sulla necessità di sottoporre il paziente a esami e controlli più assidui e approfonditi.
Le prospettive che questa ricerca ha aperto sono tante: «Al momento – racconta Chiacchiera – ci stiamo concentrando sul processo di metastatizzazione, in collaborazione con l’Unità operativa di anatomia patologica dell’Ospedale S. Chiara di Trento diretta da Mattia Barbareschi, docente presso il Centro interdipartimentale di Scienze mediche dell’Università di Trento, e con l’Unità operativa chirurgia generale 2 diretta da Alberto Brolese. A stadi molto precoci le lesioni metastatiche non sono individuabili facilmente. Anche per questo il nostro obiettivo è capire come riuscire a predire il potenziale metastatico di un tumore anche in assenza di chiare evidenze cliniche. Inoltre, stiamo lavorando alla comprensione dei meccanismi molecolari coinvolti nel processo di metastatizzazione, con la speranza un giorno di individuare nuovi bersagli per terapie farmacologiche più efficaci».

L’articolo “Increased genomic instability and reshaping of tissue microenvironment underlie oncogenic properties of Arid1a mutations” è disponibile in open access all’indirizzo https://doi.org/10.1126/sciadv.adh4435

IL VIAGGIO DEI BAMBINI -trailer

Sempre più giovani italiani trovano lavoro professionale nel settore domestico

Il lavoro domestico è da sempre considerato un settore in cui vi è una maggiore presenza di lavoratori “anziani”. In realtà gli under 30 che si occupano di lavoro domestico sono 51 mila ed il dato è significativo soprattutto per gli italiani. In Italia la disoccupazione giovanile è tra le più alte a livello europeo ed, in particolare, in alcune aree del Paese raggiunge livelli preoccupanti. Se a livello nazionale il tasso di disoccupazione è pari a 22,7%, in Sicilia il valore arriva al 42% ed in Calabria arriva al 44,4%. In queste aree anche il lavoro domestico diventa un’importante opportunità di lavoro per i giovani. Il Rapporto annuale sul lavoro domestico, curato dall’Osservatorio DOMINA, si focalizza anche sull’evoluzione dei giovani (under 30) nel settore del lavoro domestico. Questi 51 mila lavoratori domestici (regolari), rappresentano il 5,7% totale lavoratori domestici. L’analisi della serie storica evidenzia come il valore sia tornato a crescere a partire dal 2020 e come nel 2022 si registri una nuova flessione. La crescita del 2020 esattamente come quella del 2012 è influenzata dalle regolarizzazioni messe in atto nell’anno che di fatto hanno portato a far crescere il peso dei giovani nel lavoro domestico. Questi dati complessivi nascondono due tendenze opposte, che vengono messe in evidenza considerando separatamente i lavoratori italiani da quelli stranieri. Le serie storiche esprimono chiaramente le tendenze in corso negli ultimi dieci anni: nel 2012 i lavoratori domestici italiani “giovani” erano 14 mila, negli ultimi dieci anni il numero è cresciuto arrivando a quasi 18 mila nel 2022 (+21%). Malgrado il trend di crescita sia confermato nel lungo periodo si registra una forte flessione nell’ultimo anno. I lavoratori stranieri, invece, hanno registrato dal 2012 al 2019 un trend opposto, di calo costante, invertito solo nel 2020-21 a seguito delle procedure di emersione attuate per fronteggiare la pandemia. Complessivamente, il numero di lavoratori stranieri è diminuito del 75% nel periodo 2012-2022. Il calo degli stranieri e il contemporaneo aumento degli italiani hanno avuto come conseguenza diretta l’aumento, in percentuale, della componente autoctona, passata dal 9,9% al 35% del totale under 30. Quindi se nel 2012 solo il 10% dei lavoratori under 30 nel lavoro domestico era italiano, oggi la percentuale è aumenta al 35%. Le principali caratteristiche dei giovani lavoratori domestici con nazionalità italiana. Si tratta di quasi 18 mila giovani lavoratori domestici che nel 2022 avevano meno di 30 anni. Per quanto riguarda la composizione per genere e per tipologia di rapporto, le donne rappresentano l’82% del totale. La maggior parte di questi giovani domestici (58%) si occupa di assistenza alla persona “Badante”, mentre il restante 42% è inquadrato come Colf.

Mediamente guadagnano 3.700 euro, importo medio che deriva sia dall’orario ridotto (il 55% lavora meno di 19 ore a settimana) sia dalla durata dei contratti per un lavoratore su due non supera i 6 mesi. Solo il 7% supera i 10 mila euro di retribuzione annua, del resto meno di un lavoratore su dieci lavora almeno 35 ore a settimana. La maggior parte di questi lavoratori si trova nel Sud 47%, dove la disoccupazione giovanile è un fenomeno più radicato.

A livello regionale, il maggior numero di lavoratori domestici di nazionalità italiana si concentra in Sardegna (3,2 mila), addirittura più che in Lombardia (2 mila) e Lazio (1,8 mila). Pur essendo una regione molto meno popolosa rispetto alle altre due, questo dato non deve sorprendere, dal momento in cui, in Sardegna, ben l’82% dei lavoratori domestici ha cittadinanza italiana.

 

Se poi andiamo a vedere come cambia l’incidenza di questi lavoratori “giovani” sul totale lavoratori domestici italiani, vediamo che in Calabria un lavoratore domestico su 10 è under 30. Di contro, il fenomeno è molto basso in Veneto (4,3%) ed Emilia Romagna (4,4%).

Situazione diversa per quel che riguarda i giovani lavoratori stranieri, che sono oltre 33 mila nel 2022. Nella maggior parte dei casi si tratta di colf (66%) e l’analisi di genere mette in evidenza la forte presenza maschile (42%). Elementi che evidenziano come i dati siano influenzati dalla recente regolarizzazione, in molti casi il lavoro domestico è la porta d’ingresso per il lavoro regolare, ma una volta acquisiti i documenti i migranti cambiano settore economico.

Rispetto agli italiani guadagnano di più (5.200 €), infatti il 41% lavora dalle 25 alle 29 settimane ed il 55% ha dichiarato nel 2022 almeno 6 medi di lavoro. Diversamente dagli italiani si trovano al Nord (59%), dato in linea con la maggiore presenza straniera nelle regioni del Nord d’Italia. Mentre le regioni con la maggiore incidenza sono Campania (7,2%), Calabria (7,0%) e Sicilia (7,0%).

Secondo Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di DOMINA, “Il lavoro domestico rappresenta non solo una necessità per le famiglie italiane ma anche, specialmente nei momenti di crisi economica, un’opportunità di lavoro per i giovani. Anche per i giovani italiani questo settore può essere un’opportunità di lavoro. In particolare, nelle regioni del Sud caratterizzate da un alto tasso di disoccupazione giovanile, il lavoro domestico può rappresentare un ambito di lavoro sicuro, formativo e duraturo”.

Da giovedì 28 marzo a domenica 7 aprile - Presepe pasquale a Cutrofiano (Le)

Da giovedì 28 marzo a domenica 7 aprile la Chiesa Gran Madre di Dio del centro pastorale "Opere Antoniane" in via XXV Aprile a Cutrofiano ospita la terza edizione del Presepe pasquale

Il percorso nasce da un'idea di don Emanuele Vincenti, alla guida della parrocchia di "Santa Maria della Neve", per rivivere alcune suggestive scene della vita, della passione, della morte e della resurrezione di Gesù Cristo. Un allestimento molto  realistico e un'accurata e dettagliata fattura dei personaggi, realizzati grazie al lavoro di maestri artigiani, animatori, insegnanti e studenti delle scuole del paese e dei volontari di alcune associazioni del territorio. Un Presepe natalizio racconta l'annuncio della nascita di Gesù, il bambino deposto nella mangiatoia, la presenza di angeli e pastori con doni. Le scene mostrano povertà nonostante predomini il sentimento di felicità. Un Presepe della Passione, invece, ha come tema la tragica fine della storia della vita di Gesù, che vive la svolta felice con la risurrezione. Di regola, rappresenta il tempo compreso tra la Domenica delle Palme e il mattino di Pasqua e si attiene alla sequenza cronologica degli eventi descritti nei Vangeli. I realizzatori del presepe a Cutrofiano hanno voluto però aggiungere dell’altro: dall'Annunciazione, passando per l'Albergo in cui Maria e Giuseppe non trovano rifugio, alla nascita di Gesù nella capanna con l’arrivo dei Re Magi; alla fuga della santa Famiglia verso l'Egitto per sfuggire alla strage degli Innocenti, al fruscio dell'acqua del fiume Giordano, in cui Gesù è battezzato da Giovanni Battista, alla raffigurazione del meraviglioso miracolo delle nozze di Cana, fino all’ingresso a Gerusalemme. Nei vicoli della città santa il visitatore potrà contemplare l’ultima cena con la lavanda dei piedi per poi osservare l'orto del Getsemani e la casa di Erode dove Gesù viene coronato di spine. Infine il sentiero del calvario, la crocifissione, la deposizione nel sepolcro e la scena della Resurrezione. «Se la Natività è immersa in un’atmosfera di mistero e d’imponenza e suscita sentimenti di amore e tenerezza, proseguendo nello spettacolo della Passione, emerge tutta la tragicità di un rifiuto e della condanna di un innocente, provocando afflizione e tristezza», sottolinea don Emanuele Vincenti. «Percorrere la Via Crucis fino al suo compimento avvicina agli spettatori alla sofferenza inflitta a Gesù lungo la via verso il Calvario, stimolando un atteggiamento di ascolto che parte dal cuore e genera contemplazione». 

Il Presepe pasquale sarà aperto e visitabile giovedì 28 marzo (dalle 20 alle 23:30), venerdì 29 (dalle 9 alle 11), domenica 31 (dalle 10:30 alle 11:30 e dalle 17 alle 21), sabato 6 aprile (dalle 17 alle 20) e domenica 7 aprile (dalle 18 alle 20). Info 3275659888.