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martedì 5 novembre 2024

"Benny Plays MontinA" - Un Franciacorta da Serie A". L'8 novembre l'inaugurazione della mostra di Benny Nicolini presso la Galleria D'Arte di Montina

L’8 novembre si inaugurerà la mostra "Benny plays MontinA - Un Franciacorta da Seria A". Disponibile dal 09 novembre 2024 al 28 febbraio 2025, presso la galleria d’arte della Tenuta Montina di Monticelli Brusati.

Monticelli Brusati (BS), 5 novembre 2024 – A Montina, in Franciacorta, si inaugura la mostra di Benny, all’anagrafe Benedetto Nicolini (Modena, 1974), illustratore caricaturista e pittore modenese di nascita. Trasferitosi a Torino ancora bambino, da subito scopre l'amore per le matite, che lo porterà da giovane adulto a specializzarsi presso l'Istituto Europeo di Design in qualità di Illustratore. Nel 1998 approda poi all'agenzia Armando Testa di Torino dove lavora come visualizer per sette anni. Trascorre le giornate dipingendo e prendendo in giro sportivi, attori, politici, un po' di qua e un po' di là, per non scontentare nessuno. Ha collaborato e collabora con importanti testate giornalistiche e pubblicitarie italiane ed estere. Realizza locandine teatrali di commedie italiane, partecipa con le sue caricature a numerose rassegne satiriche nazionali ed internazionali.
 
Finora ha in bacheca quattro importanti mostre personali tenutesi per lo più in Piemonte, la sua quinta non a caso si tiene in Franciacorta, in una delle cantine più prestigiose e affascinanti del territorio. La mostra di Benny dedicata a Montina è un vero e proprio evento per gli appassionati di sport, arte e buon vino.  Il rapporto con Montina rende questa mostra davvero unica, poiché collega in modo straordinario due grandi realtà sportive lombarde: l'AC Milan, di cui Montina è stata Official Sparkling Wine per nove stagioni, e la Pallacanestro Brescia, di cui è sponsor da diversi anni.
 
Le opere in mostra celebrano gli atleti di entrambi i club con una cura estrema per i dettagli. Montina, insieme a queste due prestigiose squadre, è protagonista indiscussa di una combinazione visiva e concettuale che, attraverso lo sport, mette in luce valori condivisi come sacrificio, dedizione e lavoro di squadra, celebrando allo stesso tempo l'eccellenza del prodotto e l'importanza del territorio della Franciacorta. Le caricature dell'artista, con il loro tratto inconfondibile, esaltano la personalità e le caratteristiche fisiche dei campioni rossoneri del passato e del presente, nonché quelle dei cestisti bresciani, trasformandoli in vere e proprie icone pop. Le espressioni esuberanti, i gesti atletici e le pose dinamiche catturano l'attimo e trasmettono tutta l'energia e la passione che animano questi atleti.
 
La mostra è un vero e proprio omaggio al territorio bresciano e lombardo in generale, che vanta una lunga tradizione sportiva ed enologica. Attraverso le sorprendenti caricature esposte si celebra la passione per il calcio, la pallacanestro e il buon vino, valori che uniscono le persone e creano un forte senso di appartenenzaLa mostra è visitabile, previa prenotazione, dal 9 novembre 2024 al 28 febbraio 2025.

Contatti 

Montina Franciacorta 
Via Baiana, 17 Monticelli Brusati (BS) 
Tel +39 030.653278 
E-mail comunicazione@lamontina.it 
www.montinafranciacorta.it 

Mirko Gambaro 
+39 333 7301488 
info@mirkogambaro.com 




Malattie croniche: al via il progetto di Regione Puglia e Novartis Italia per potenziare la gestione della cronicità

SANITÀ: IN PUGLIA QUASI IL 13% DELLE PERSONE CONVIVE CON UNA MALATTIA CRONICA. AL VIA IL PROGETTO DI REGIONE PUGLIA E NOVARTIS ITALIA PER POTENZIARE LA GESTIONE DELLA CRONICITÀ.

 

·       Quasi il 13% dei cittadini pugliesi convive con una patologia cronica e circa il 2,5% ne presenta addirittura più di due.[1]

·       Regione Puglia e Novartis Italia uniscono le forze per avviare un progetto finalizzato a migliorare la gestione delle cronicità sul territorio, attraverso l’ottimizzazione dei percorsi organizzativi e facendo leva sulle potenzialità offerte dalla tecnologia.

·       Il protocollo firmato tra la Regione Puglia e Novartis si aggiunge al percorso sinergico già avviato con il Progetto Hermes, volto al potenziamento della gestione digitale dei pazienti cronici pugliesi grazie alla telemedicina con oltre 630 tele-visite organizzate tra il 2022 e 2023.

 

Bari, 5 novembre 2024 – Circa il 13% dei cittadini pugliesi convive con una malattia cronica, in cui rientrano anche i tumori, con circa il 2,5% costretti a fare i conti con due o più patologie croniche1. Dati significativi destinati a crescere anche a causa del progressivo invecchiamento della popolazione.

La Regione Puglia è da sempre in prima linea nel rispondere ai bisogni assistenziali e di cura delle persone con cronicità, anche attraverso le opportunità offerte dalla tecnologia. In questa prospettiva nasce la condivisione di un Progetto nell’ambito del protocollo siglato da Regione Puglia e Novartis Italia, per migliorare la gestione dei pazienti cronici sul territorio regionale.

Il progetto si concentrerà sull’ottimizzazione dei percorsi organizzativi con particolare attenzione alla continuità assistenziale ospedale-territorio e sulle potenzialità offerte dalla tecnologia, in particolare dalla telemedicina, già al centro del progetto Hermes che ha visto la condivisione di una sperimentazione tra la Regione Puglia e Novartis Italia per potenziare la gestione digitale de pazienti cronici pugliesi.

 

Garantire una risposta concreta ai bisogni dei pazienti cronici è una delle priorità della nostra amministrazione”, ha detto il vicepresidente della Regione Puglia e neo-assessore alla Salute, Raffaele Piemontese, sottolineando che “con l’impegno di risorse tecnologiche e competenze condivise, intendiamo rendere più accessibile e vicina l’assistenza sanitaria ai cittadini. Il nostro obiettivo – ha aggiunto Piemontese – è che, grazie a modelli assistenziali moderni come la telemedicina, il paziente pugliese possa contare su un sistema di cure efficace, rapido e monitorabile in ogni fase del percorso”.

  

“La sinergia di tutti gli attori del Sistema Salute è fondamentale per dare risposte efficaci alle sfide poste dalla cronicità e migliorare la presa in carico dei pazienti cronici, anche attraverso l'utilizzo della tecnologia. Ed è proprio in questo senso – afferma Valentino ConfaloneCountry President di Novartis Italia – che si inserisce l’impegno di Novartis ad agire al fianco della Regione Puglia. Una collaborazione che vede aggiungersi un nuovo e significativo tassello per reimmaginare la sanità del futuro mettendo a fattore comune le rispettive competenze tecniche e scientifiche”. 

 

Guidato da un tavolo di lavoro regionale, il progetto Hermes ha portato alla co-ideazione di un modello operativo digitale e quindi di un “percorso paziente” digitalizzato che è stato implementato come progetto pilota nelle UU.OO di riferimento dell’AOU Policlinico di Bari e dell’AOU Policlinico di Foggia. Dall’avvio del progetto – tra il 2022 e il 2023 – sono state effettuate complessivamente oltre 630 tele-visite nel Policlinico di Bari in neurologia, reumatologia e medicina interna.

 

Il progetto Hermes si inserisce nell’impegno della Regione Puglia per sperimentare le potenzialità del digitale in ambito sanitario attraverso l’implementazione di modelli innovativi nell’ambito delle patologie croniche e mette al centro il paziente in tutte le fasi della malattia, dallo screening al follow-up, garantendo così anche continuità e prossimità di cura.

 

[1] https://www.epicentro.iss.it/passi/dati/croniche

IL VOLTO UMANO DEL MEDIOEVO


Trento, 5 novembre 2024 – (p.s.) Chi ha detto che il Medioevo è stata un’epoca completamente buia, caratterizzata da arretratezza culturale e scarsa sensibilità? Da quanto emerso da una recente ricerca archeologica, non mancavano atti di umanità e civiltà. Un gruppo di ricercatori e ricercatrici ha scoperto i resti di una persona affetta da acondroplasia, una forma di nanismo che rientra nel novero delle malattie rare. Si tratta del sesto caso ritrovato in Italia in uno scavo archeologico. E questo è stato possibile accertarlo applicando criteri clinici che prima non erano mai stati utilizzati per diagnosticare questa patologia su un campione umano antico. Ma un altro aspetto interessante di questo rinvenimento riguarda l’ubicazione in cui le ossa si trovavano, e cioè all'interno di un cimitero, insieme ai resti di altre persone. Secondo chi ha condotto lo studio, questo dimostrerebbe che, in questo caso, il pensiero comune che gli individui affetti da patologie e malformazioni venivano emarginati dalla società medioevale è forse da rivedere.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Science Direct.
La ricerca. Il primo autore è Omar Larentis, ricercatore al Laboratorio Bagolini Archeologia, Archeometria, Fotografia del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento, già coordinatore del Centro di ricerca in Osteoarcheologia e Paleopatologia dell'Università dell'Insubria. Interdisciplinare il gruppo di ricerca. Al suo interno troviamo professionisti e professioniste con competenze in biologia, storia della medicina e radiologia.
Larentis in particolare, è antropologo fisico e paleopatologo. Si occupa di restituire un'identità ai corpi di persone che emergono dagli scavi attraverso analisi biologiche. E di riconoscere malattie antiche sui resti di natura archeologica.
Le attività si sono svolte nel cimitero della chiesa di S. Eusebio ad Azzio, in provincia di Varese, nella zona della Valcuvia, in uno scavo che era già avviato nel 2012 dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese sotto la direzione scientifica di Barbara Grassi, la funzionaria territorialmente competente.
Durante le operazioni sono stati scoperti due frammenti di ossa – parti di omero e femore – diversi rispetto al solito dal punto di vista morfologico: erano infatti molto piccoli, arcuati e tozzi. Subito chi conduceva i lavori ha capito di essere di fronte a una patologia non comune. La sfida è stata riuscire a proporre una diagnosi differenziale con così pochi elementi.
In che modo? Applicando per la prima volta metodologie cliniche impiegate per pazienti moderni. Utilizzando non solo dati provenienti dalla letteratura clinica e paleopatologica, ma anche facendo valutazioni morfometriche macroscopiche e tecniche radiologiche. Le ossa sono state esaminate mediante radiografia digitale e tomografia computerizzata, e poi ricostruite in 3D. Ogni frammento osseo è stato scansionato con tecnologie all’avanguardia e innovative.
Da tutto questo si è stabilito che il soggetto fosse affetto da acondroplasia, una displasia scheletrica rara che si manifesta con una forma di nanismo disarmonico, e che avesse un’età perlomeno adulta. Come detto, si tratta del sesto caso in Italia che arriva da un contesto archeologico. Gli altri ritrovamenti sono avvenuti uno a Cividale del Friuli, un altro a Roma, uno nella grotta del Romito (Cs), uno a Modena e un ultimo nella certosa di Bologna.
«Il nostro lavoro è riuscire a verificare la presenza delle patologie all'interno delle società passate – spiega Omar Larentis che continua – e grazie alla loro prevalenza capire dove e quando erano presenti».
L’altra questione che sta a cuore agli studiosi e alle studiose riguarda la cosiddetta “archeology of care”, l'archeologia della cura. O ancora, in che modo le comunità antiche accettavano e accoglievano le persone con infermità o disabilità.
Nella maggior parte dei casi in cui si verifica l’acondroplasia, le braccia delle persone non riescono a compiere una flessione normale. Una condizione non del tutto invalidante, ma che impatta sulla qualità di vita di chi ne soffre.
Mentre è capitato in altri ritrovamenti, come quello di Roma, che il soggetto con malformazioni si trovasse al di fuori della necropoli, in una posizione marginale rispetto alle altre sepolture, nel caso oggetto dello studio il defunto era posto all'interno di un cimitero insieme alle altre persone. Questo dimostra che il personaggio di Azzio era accettato dalla collettività. Una cosa non scontata, sottolinea Larentis, considerando il periodo. Ci troviamo nel Medioevo, dove da un certo momento in poi alcune categorie di persone non avevano diritto di sepoltura all'interno dei cimiteri cristiani. Ma la norma cede alla prassi. E questo ritrovamento permette di riflettere su alcune convinzioni.
«Abbiamo dimostrato come sia possibile fare una delle diagnosi più complesse, partendo anche da pochi frammenti che solitamente si tende a ritenere meno importanti. Io credo invece che ci voglia la stessa cura. Anche perché lavoriamo con persone. Raccontiamo le loro storie togliendole dall’oblio. Ridiamo memoria a chi l’ha persa nei secoli».
Lo studio “Dwarfism-related skeletal dysplasia in Italy. Multi-analytic study of 8th century CE human remains from Azzio (Varese) and biocultural implications of a pathology” è stato condotto da Omar Larentis dell’Università di Trento e da Enrica Tonina, Massimo Venturini e Ilaria Gorini dell’Università dell’Insubria.

È stato pubblicato dalla rivista Science Direct ed è disponibile a questo link:

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