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giovedì 28 marzo 2024

Istituita la Scuola interateneo di Medicina e Chirurgia

Frutto della collaborazione tra l’Università di Trento e l’Università di Verona, la Scuola coordinerà le attività relative alla formazione medico-sanitaria in sinergia con l’Azienda sanitaria, tra cui il corso di laurea in Medicina e Chirurgia e le varie specializzazioni dei futuri medici. Approvata oggi la sua istituzione dal Consiglio di amministrazione UniTrento, dopo il via libera dei senati accademici dei due atenei. Prossimi passi saranno la nomina del/la presidente e la richiesta di attivazione delle prime scuole di specializzazione che potrebbero partire già con il prossimo anno accademico

Trento, 28 marzo 2024 – (a.s.) Il Consiglio di amministrazione dell’Università di Trento ha dato via libera questa mattina all’istituzione della Scuola di Medicina e Chirurgia, la struttura che avrà il compito di coordinare le attività relative alla formazione medico-sanitaria in sinergia con l’Azienda sanitaria, come i corsi di laurea già attivati in Medicina e Chirurgia e in Educazione professionale le future specializzazioni in ambito medico. L’ufficializzazione è arrivata dopo il via libera del Senato accademico UniTrento e dopo l’analoga decisione presa dal Senato accademico e dal Consiglio di amministrazione dell’Università di Verona alcuni giorni fa. La Scuola di Medicina nasce infatti come struttura interateneo fra Trento e Verona, regolata da un’apposita convenzione. Ma anche come struttura di raccordo, perché le attività formative si svolgeranno in parte anche in strutture medico-sanitarie, a cominciare da quelle dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari.
Dopo il sì all’istituzione della Scuola di Medicina e Chirurgia i prossimi passi sono ora la nomina del/la presidente e la definizione delle prime specializzazioni, indispensabili a formare i nuovi medici. Le prime scuole di specialità saranno definite dalla Scuola di Medicina e Chirurgia nelle prossime settimane e affronteranno poi l’iter di accreditamento ministeriale per partire già con tutta probabilità in tempo per il prossimo anno accademico 2024/25.
Approvato nella seduta di oggi anche il Regolamento della Scuola di Medicina e Chirurgia previa adesione dei dipartimenti UniTrento coinvolti – il Centro interdipartimentale di Scienze mediche (Cismed), il Centro interdipartimentale mente/cervello (Cimec), il Dipartimento di Biologia cellulare, computazionale e integrata e il Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive – e dei sette dipartimenti UniVerona attivi in ambito medico-sanitario (Medicina, Neuroscienze, Biomedicina e Movimento, Diagnostica e Sanità pubblica, Scienze chirurgiche, odontostomatologiche e materno-infantili; Ingegneria per la Medicina di Innovazione-Sezione di Biomedicina di Innovazione), in ambito scientifico-tecnologico (Informatica) e in ambito socio-umanistico (Scienze umane).
Soddisfazione per il via libera alla Scuola è stata espressa dal rettore Flavio Deflorian: «Per il progetto di Medicina è un passaggio importante, che consolida la collaborazione con l’Università di Verona e garantisce un assetto istituzionale coerente con le recenti modifiche dello Statuto di Ateneo. È tanto più importante perché ci consente di dare vita a nuove iniziative nell’ambito delle scuole di specializzazione in ambito medico e, più in là nel tempo, anche per quanto riguarda le professioni sanitarie. Va sottolineato che questa Scuola di Medicina e Chirurgia ha essa stessa un tratto di novità: è la prima a nascere come iniziativa interateneo. È una possibilità già prevista da qualche tempo dalla normativa, ma di fatto è la prima volta che ne viene data applicazione in Italia».
Un punto, questo, che ha sottolineato anche il rettore dell’Università di Verona, Pier Francesco Nocini, raggiunto dalla notizia dell’approvazione da parte di UniTrento: «L’istituzione della nuova Scuola interateneo di Medicina e Chirurgia è frutto della lunga e proficua collaborazione scientifica e didattica avviata con l’allora magnifico rettore Collini e proseguita con la condivisione di intenti con il magnifico rettore Deflorian. Sono certo che questa collaborazione tra i nostri atenei, che è un nuovo modo di fare accademia, sia la strada maestra per la medicina del futuro».
In parallelo all’istituzione della Scuola è in via di definizione un protocollo d’intesa tra la Provincia autonoma di Trento e l’Università di Trento per lo svolgimento delle attività assistenziali, didattiche e di ricerca che servirà a definire le linee guida e le rispettive competenze di quella che sarà la futura azienda sanitaria universitaria integrata.

Oipa, al via la campagna “A Pasqua salva una vita” | TusciaUp

Oipa, al via la campagna “A Pasqua salva una vita” | TusciaUp

Dal Friuli-Venezia Giulia arrivano due nuovi Presìdi Slow Food

Si allarga la famiglia dei Presìdi Slow Food in Friuli-Venezia Giulia: gli ultimi due, in ordine di tempo, a venire presentati sono l’oliva Bianchera, nella zona di Trieste e del Carso, e il malon, una zucca a pasta bianca da lungo tempo coltivata nelle valli del Natisone. 

 

Fuochi d’artificio

 

«L’olio di Bianchera io lo definisco pirotecnico, nel senso che in bocca restituisce una sensazione piccante e amara molto importante. Un olio acceso, che scalda il cuore». Con queste parole Stelio Smotlakreferente Slow Food del neonato Presidio dell’oliva Bianchera, ci introduce alla scoperta di quest’angolo d'Italia a due passi dalla Slovenia e alla cultivar originaria della zona di San Dorligo della Valle e di Muggia. «Si tratta di una pianta rustica e vigorosa – spiega Smotlak – perfettamente adattata al clima rigido e ai terreni calcarei e maroso-arenaici. Una zona sferzata dal vento di bora, caratterizzata da una forte escursione termica e da inverni freddi. L’adattamento naturale ha fatto sì che la pianta sviluppasse polifenoli per proteggersi e sostenersi: sostanze che, per noi che godiamo dei suoi frutti, rendono l’olio estremamente interessante».

 

Gli olivi di varietà Bianchera sono caratterizzati da lunghi rami fruttiferi, con foglie di media grandezza, strette, lunghe e lanceolate. «E il peduncolo è veramente robusto – prosegue Smotlak – tanto che la raccolta, fatta a mano, richiede una certa forza». In tutta la regione Friuli-Venezia Giulia, la superficie destinata all’olivicoltura si aggira intorno ai 300 ettari, di cui circa 45 nella provincia di Trieste. Numeri ridotti, oltre che per le dimensioni contenute del territorio, anche a causa di due annate particolarmente rigide, il 1929 e il 1985, nelle quali le gelate danneggiarono molte piante. «Abbiamo piccoli appezzamenti, che amo definire veri e propri orti di famiglia – conclude il referente Slow Food del Presidio –, perché vengono curati e coccolati proprio come fossero degli orti. Ho amici che vanno nel proprio oliveto ogni giorno e conoscono ogni pianta: qualcosa che, in aziende da cento ettari, naturalmente non si potrebbe fare». 

 

In cucina, la Bianchera si abbina bene ai piatti tipici della tradizione gastronomica locale: dalla carne al pesce, fino ai piatti a base di funghi e le zuppe. L’unica accortezza è usarlo con parsimonia sulle pietanze dal sapore particolarmente delicato, per evitare che la forza dell’olio ne sovrasti il gusto. 

 

Storie contadine 

 

Cinquanta chilometri più a nord di Trieste è tutto un altro mondo: le valli del Natisone, che da Cividale del Friuli si sviluppano a ventaglio in direzione nord-est, sono un assaggio delle Alpi. È da qui che arriva il malon, una zucca a pasta bianca dalla forma cilindrica-tondeggiante e la buccia liscia, può raggiungere una lunghezza di circa 40-50 centimetri e un diametro di 30-40. Un alimento che, da queste parti, è da sempre una risorsa per tutti, non solo gli esseri umani: «Storicamente il malon veniva coltivato prevalentemente per l’alimentazione degli animali» racconta Caterina Dugaroreferente dei produttori del Presidio Slow Food. «Veniva data da mangiare ai maiali e ai bovini, oppure tagliata in pezzi e lasciata a disposizione delle galline e delle anatre affinché la beccassero». Ma il malon sa rivelarsi prezioso anche in cucina: «Per l'alimentazione umana, il frutto si utilizza quando la buccia è ancora verde e la polpa tenera» aggiunge. Le ricette della tradizione vedono il malon utilizzato in una minestra chiamata briza o zupa malonova, nella quale la polpa viene grattugiata e messa a macerare nella batuda (cioè il latticello, il latte vaccino appena munto lasciato inacidire) con l’aggiunta di fagioli e, a seconda delle varianti, patate e farina di mais abbrustolita nello strutto o nel burro. Lo si può trovare anche grattuggiato e stufato in un tegame con aglio, alloro e una base grassa, per accompagnare la carne, oppure come ingrediente dello stakanje, un pestato a base di verdure e patate.

 

Un ingrediente povero ma versatile, il malon, ma con una lunga storia contadina alle spalle. «Un tempo era di uso comune: ricordo bene che, a casa mia, la nonna e la mamma lo usavano abitualmente» aggiunge Gianfranco Topatigh, referente Slow Food del Presidio del malon. «Ai tempi non c’era niente di eroico nell'usare il malon in cucina. Poi, lo spopolamento e il depauperamento del tessuto sociale di questa zona, come è successo in molte altre aree interne del nostro Paese, hanno fatto sì che la coltivazione andasse perdendosi. La logica di avviare un Presidio Slow Food è quella di ridare dignità a qualcosa che stava scomparendo, ma non come puro e semplice ricordo dei bei tempi andati: significa riconoscerne le potenzialità economiche, benché piccole, ad esempio nella filiera della ristorazione». 

 

Una potenzialità concreta, conferma Dugaro: «Nella cucina del nostro agriturismo, in una stagione utilizziamo quasi una ventina di maloni. Siamo molto contenti della nascita del Presidio Slow Food e di contribuire a stimolare la ristorazione a non dimenticarsi di prodotti che rappresentano un valore aggiunto: quello di portare in tavola pietanze che altrove non si possono gustare. E, da quando abbiamo cominciato a parlare di Presidio, abbiamo già notato più interesse».

 

I Presìdi Slow Food dell'oliva Bianchera e del malon sono sostenuti dalla Regione Friuli-Venezia Giulia.





PREMIO DANZA AL PICCINNI - II EDIZIONE FINO AL 20 APRILE LA CALL PER LE SCUOLE DI DANZA

Nell’ambito della stagione teatrale 2023/24 “Altri Mondi” del Comune di Bari, organizzata in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese, è aperta la call rivolta alle scuole di danza dell’area metropolitana di Bari per partecipare alla seconda edizione del Premio Danza a Bari (a cura di AltraDanza/Domenico Iannone e Teatro Pubblico Pugliese), che quest’anno di terrà il 2 novembre sempre al Teatro Piccinni di Bari.

“Il premio Danza al Piccinni giunge alla seconda edizione per favorire i talenti che nascono e crescono nelle tante scuole di danza baresi – spiega l’assessora alle Culture Ines Pierucci -. Il Piccinni in passato è stato teatro di saggi di scuole di danza che ancora oggi aprono la possibilità a tanti danzatori e danzatrici del territorio, alcuni dei quali diventati famosi in tutto il mondo. Questo premio, dunque, è un importante duplice riconoscimento e rappresenta una mano tesa dall’assessorato alla Cultura ai danzatori e le danzatrici e alle tante scuole, il nido in cui nasce la consapevolezza di tante bambine e bambine e in cui cresce la consapevolezza delle scelte che si compiono nella propria vita.

Certe cose si possono dire con le parole, altre con i movimenti, ma ci sono anche dei momenti in cui si rimane senza parole, completamente disorientati, e non si sa più che cosa fare. A questo punto comincia la danza”.

 

La chiamata (senza procedura di selezione), è attiva fino al 20 aprile 2024 e servirà a iscriversi al contest in programma il 23 aprile 2024 al Teatro Kismet di Bari che decreterà i vincitori e le vincitrici del premio. Le scuole hanno dunque circa un mese un mese per poter ideare un lavoro coreografico in base a quanto richiesto dal bando.

 

Sarà una apposita commissione artistica appositamente nominata e composta da coreografe e coreografi dell’area metropolitana di Bari a valutare i lavori e i premi per le categorie:

·         “Migliore gruppo MODERN”

·         “Migliore gruppo CONTEMPORANEO”·          

·         “Miglior GIOVANE TALENTO” per solista.

 

Ai fini della regolare iscrizione al contest, ogni scuola di danza dovrà compilare in ogni sua parte il form on line al link:

https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLScPCjltIihvqt7iqeLdA30dnK05YPC_RCNDrqzfHMlCwgACGQ/viewform?usp=pp_url, e inviarlo entro le ore 13:00 del 20 aprile prossimo, pena la mancata iscrizione al contest.

L’ammissione al contest non prevede limiti numerici di scuole ammesse, ma esclusivamente temporali, pertanto non saranno prese in considerazione le candidature pervenute oltre  il termine fissato

 

INFO E CONTATTI utili alle scuole:

Per info: premiodanzaalpiccinni@gmail.com

Storytel aprile: le uscite di primavera e il podcast di Giulia Valentina

CATALOGO AUDIOLIBRI

Con un’offerta di oltre 600 mila titoli, fin dal 2018 Storytel Italia ha investito in un catalogo di audiolibri di qualità per i suoi abbonati.


Disponibili in esclusiva tra le uscite di questo mese
: dal 3 aprile Mr e Mrs American Pie letto da Valentina Pollani, il primo romanzo di Juliet McDaniel ambientato nell’America del 1969 che vede protagonista Maxine Simmons, un’esuberante ex-reginetta di bellezza intenta a costruire - o inventarsi - una famiglia per vincere il concorso come migliore moglie-madre americana (Rizzoli); dal 4 aprile Labirinti letto da Riccardo Mei, il nuovo capolavoro del re del thriller francese Franck Thilliez, autore da nove milioni di copie vendute e maestro assoluto del rompicapo letterario (Storyside); dal 17 aprile Nata per te - Storia di Alba raccontata fra noi di Luca Mercadante e Luca Trapanese (letto dall’autore Luca Trapanese e Andrea Lubrano), una riflessione dolce e incandescente sulla paternità, la storia di adozione che ha commosso l'Italia intera (Einaudi); dal 18 aprile Lo scudo del principe, il primo volume della serie fantasy firmata dall’autrice di Shadowhunters Cassandra Claire e letto da Martina Levato (Mondadori); dal 23 aprile Tutto brucia di Juan Gomez-Jurado (letto da Elena Scalet), la storia di tre donne che osano fare ciò che tutti noi osiamo solo immaginare, una vendetta impossibile, senza alcun margine di successo (Storyside); dal 24 aprile Cose mai successe, il nuovo romanzo letto dall’autrice Giulia Blasi che offre al lettore una prospettiva sorprendente sui legami e sulle verità nascoste che emergono quando il passato torna a bussare alla porta (Rizzoli) ; dal 30 aprile Io non uccido di Manuel Negro letto da Dario Sansalone, un giallo in chiave comica che affronta con leggerezza temi come il veganismo e lo sfruttamento degli animali, in un intreccio vivace e ricco di colpi di scena (Storyside).

 

E ancora, dal 3 aprile, l’audiolibro Cara Giulia letto da William Angiuli, in cui l’autore Gino Cecchettin si interroga sulle radici profonde della cultura patriarcale della nostra società, attraverso la storia di Giulia (Rizzoli); dal 5 aprile «L'ho uccisa perché l'amavo». Falso!, un manuale di Michela Murgia e Loredana Lipperini (che lo legge per le ascoltatrici e gli ascoltatori), con indicazioni su come dovrebbe essere raccontata a livello giornalistico una storia di femminicidio (Emons Audiolibri).

 

Disponibile in esclusiva su Storytel anche l’audiolibro Il problema dei tre corpi letto da Dario Dossena: il dibattutissimo fantasy di Liu Cixin che affronta un'affascinante quanto caotica questione sulle orbite dei corpi celesti e che ha ispirato la serie omonima Netflix. Il romanzo è il primo volume della trilogia Memoria del passato della Terra; sono disponibili - sempre in esclusiva su Storytel - anche il secondo volume La materia del cosmo e il romanzo conclusivo della trilogia Nella quarta dimensione, letti entrambi da Dario Dossena (Mondadori).



STORYTEL ORIGINAL

In arrivo in esclusiva su Storytel Italia il podcast Long Story Short – L’audiobook club di Giulia Valentina: sei puntate (in uscita una al mese dal 17 aprile a settembre 2024) per sei audiolibri del catalogo Storytel che Giulia Valentina ha amato e di cui racconterà temi, riflessioni e pensieri nati durante l’ascolto. Un podcast pensato per due tipi di persone: chi ha già letto o ascoltato il titolo e ha ancora voglia di parlarne, e chi vuole farsi incuriosire e trascinare in una nuova storia. Contributi di amici ed esperti, tips e approfondimenti arricchiranno l’esperienza delle puntate per un racconto a tutto tondo e a tutto “ascolto” dei titoli, come solo un audiobook club può offrire.

KABARETT WEIMAR: al Teatro Vascello la trilogia teatrale di Bruno Maccallini e Antonella Ottai diretta da Bruno Maccallini

Oltre cento anni fa nasceva la Repubblica di Weimar, punto di riferimento per la storia contemporanea: arti, pensiero, politica. Difficile raccontarla, però, sottraendosi al clamore della fine, imposta dal nazismo quattordici anni dopo la sua concitata esistenza. Al Teatro Vascello, dal 22 al 24 aprile, va in scena la trilogia di spettacoli Kabarett Weimar che ne evoca il mood tutto speciale, addentrandosi nelle arie dei caffè, nel vivo dei kabarett, per ascoltarne gli umori: da canzoni, provocazioni dada, witz, testi celebri e reportage d’autore erompono le emergenze della modernità. A partire dalle rivendicazioni della Donna.

Il progetto è firmato da Bruno Maccallini e Antonella Ottai e vede la regia di quest'ultimo per i tre spettacoli; le musiche originali sono di Pino Cangialosi.

 

Si inizia il 22 aprile con DIVA. UNA SINFONIA PER WEIMAR, drammaturgia concepita da Antonella Ottai che rende omaggio alla complessità del periodo, ricordandone alcuni dei punti salienti e dei personaggi più significativi. Si affida perciò a un personaggio immaginario, nel quale prende consistenza una figura determinante, DIVA, la Nuova Donna. In lei confluiscono le tante diverse performance di cantanti, attrici, poete e personalità varie che in tutti i campi stavano rivoluzionando l’immagine del femminile, tra le quali si possono ricordare, da Else Laske-Schüler a Valeska Gert: DIVA le riassume tutte, sostenuta dall'accompagnamento di una colonna sonora che spazia dal repertorio popolare all'avanguardia e coordinata da un gioco registico all'insegna dell'irriverenza.

 

Dopo una storia corale, il 23 aprile è di scena STASERA HO DECISO DI VENIRMI A TROVARE, una narrazione monografica che narra la storia di Fritz Grünbaum, autore e cabarettista ebreo, che si intrattiene in scena con il suo alter ego comico. Vienna gli ha dedicato un monumento; Bruno Maccallini gli dedica un omaggio raffinato e affettuoso, mettendo in luce la lotta tra il comico e gli eventi storici, intersecando la sua funambolica interpretazione con gli interventi musicali dal vivo della giovane musicista Livia Cangialosi

 

In chiusura, il 24 aprile si propone GROTESK!, uno spettacolo ispirato agli artisti del cabaret berlinese degli anni '20 e '30 e che vede protagonista un conferenziere dallo humour nero - mago, comico e cantante - che  sfida il regime nazista fino a esserne inghiottito ma che continuerà a portare i suoi sberleffi persino nei lager dove lo internano, contendendo l’ultima risata ai suoi carnefici. Un “one man show” dello stesso Maccallini  che mescola tragedia ed esilarante comicità, con azioni a sorpresa ed una partitura sonora dal vivo che riflette l’atmosfera di Weimar. Lo spettacolo è tratto dal libro di Antonella Ottai "Ridere rende liberi" (Quodlibet ed.), incentrato sull'arte e la sorte di artisti del teatro leggero segnati inesorabilmente dall’avvento di Hitler al potere.

 

Agli spettacoli del 23 e 24 aprile sono infine abbinate due Masterclass del Laboratorio "Una risata allunga al vita", in corso al Goethe Institut Rom. Si tratta di Barzellette, con Massimo Wertmuller (23) e Risate di Gioia con Elena Bucci e Marco Sgrosso (24), entrambe in programma nella sala grande del Teatro Vascello alle ore 19:00. Per accedere è richiesto un contributo singolo di € 5,00. 

 

Gli spettacoli iniziano alle ore 21:00; il biglietto per spettacolo, al costo di € 15,00 (€12.00 riservato agli over 65), è acquistabile direttamente al botteghino o su Vivaticket.it. Esiste anche la possibilità di un abbonamento all'intera trilogia al costo di € 30,00.

Maggiori informazioni e dettagli al sito https://www.teatrovascello.it/

 

Kabarett Weimar è un'iniziativa prodotta dalla Società per Attori e realizzata in collaborazione con il Goethe Institut Rom e il Teatro Vascello.





C’era una volta la Repubblica di Weimar. Dotata di una costituzione avanzatissima in tema di democrazia e diritti sociali, conobbe una esistenza politica molto accidentata, spesa fra la tempesta delle origini e l’abisso in cui si trovò a sprofondare. La sua breve storia è una parabola da più parti ancora evocata per ammonire su come, nelle luci di una comunità socialmente avanzata, siano sempre in agguato le ombre della barbarie. Ma se questo è oggetto di una discussione ancora attuale, rimane fuor di ogni dubbio che, dal punto di vista culturale, l’epoca di Weimar sia stata fra le più brillanti mai conosciute e che il suo campo sperimentale abbia investito ogni settore dello scibile umano, dalle arti tutte alle scienze al costume politico e sociale.

 

DIVA Una sinfonia per Weimar rende un contenuto omaggio a questa complessità, ricordandone alcuni dei punti salienti e dei personaggi più significativi. Si affida perciò a un personaggio immaginario, nel quale prende consistenza una figura determinante, DIVA, la Nuova Donna. In lei confluiscono le diverse performance di cantanti, attrici, poete e personalità varie che in tutti i campi stavano rivoluzionando l’immagine del femminile; si tratti di liriche come la Else Laske-Schüler, di interpreti come la Waldoff, di attrici come la Dietrich, di danzatrici come la Anita Berber e la Valeska Gert, DIVA le riassume tutte.

 

Nello spettacolo, come scena elettiva di queste disparate protagoniste – ma anche di altri celebri esponenti dello spirito di Weimar, drammaturghi, giornalisti, cabarettisti non meno che maghi – è stato scelto uno dei caffè più celebri e celebrati della Berlino degli anni venti, il Romanisches Café, che storicamente rappresentò un luogo di ritrovo intellettuale di carattere internazionale. Il suo capocameriere, Karl – confidente e amico personale di molti dei protagonisti del nostro racconto – accompagna e sostiene con le sue battute DIVA e, allo stesso tempo, ci offe un “dietro le quinte” di quanto ogni giorno animava il palcoscenico della capitale.

Se DIVA interpretata da Chiara Bonome è il corpo performativo dello spettacolo, il personaggio Karl di Bruno Maccallini ne è il narratore. E il maestro di cerimonie. Mutatis mutandis, una sorta di Ridolfo della goldoniana Bottega del caffè.

 

Non a caso, performance e racconto si svolgono in un caffè, luogo di transiti senza altra cittadinanza che non sia quella dispensata dalle arti e dalla cultura, dove l’impermanenza diventa “stato vitale”. Reduci dal disastro comune della grande guerra, profughi dalle rivoluzioni che avevano dato lo scossone finale agli imperi, rifugiati politici, viaggiatori curiosi del nuovo o inviati speciali, per tutti Berlino era sede di passaggi e di incontri fra i più significativi del novecento.

 

A interpretare questo particolarissimo mood, rimane fondamentale anche la parte musicale, affidata al pianista Pino Cangialosi, spaziando fra popolare e avanguardia, creando relazioni stimolanti con le parole della poesia come del divertissement. La musica d’altronde è stata sempre protagonista tanto delle sperimentazioni strumentali più audaci quanto del cabaret e delle piccole scene. Né si è tirata mai indietro quando si trattava di affrontare i nuovi media, la radio o il cinema sonoro.

 

Attraverso una selezione di autori – da Brecht a Klabund, da Lasker-Schüler a Tucholsky, da Hollaender a Weill, da Eisner a Grünbaum – e di opere – poesie, song, brani orchestrali e brani satirici di cabaret – lo spettacolo attraversa alcune delle tematiche centrali in quegli anni, il rifiuto del militarismo e delle guerra, l’immagine del femminile e la rivoluzione dei comportamenti sessuali, le sperimentazione artistiche d’avanguardia, la minaccia della disoccupazione, il razzismo crescente e la ricerca di un capro espiatorio che pagasse le colpe di una situazione economica che, dopo il ’29, era diventata insostenibile.

 

Per l’informazione più propriamente storica, necessaria a comprendere meglio alcuni degli aspetti satirici dello spettacolo, lavorano in scena gli stessi elementi che hanno visto la luce proprio nei teatri della repubblica di Weimar, i cartelli didascalici di brechtiana memoria e le proiezioni cinematografiche (brevi documenti filmati) di piscatoriana memoria.

 

Un modo per ricordarci di una storia che è stata, ed è, profondamente europea.




«Prima di affrontare il pubblico, Io, il Grünbaum, parlo sempre con me stesso: non è che parlo da solo, parlo con l’altro me ed è proprio lui che si beve tutto il fiele che mi esce fuori. Perché? Il fatto è che il mio dentro è arrabbiato con il mio fuori.»

 

Così, litigando con sé stesso, Fritz Grünbaum, autore, librettista e cabarettista austriaco di famiglia ebraica, fra i più salaci e irriverenti del secolo trascorso, per oltre trenta anni ha intrattenuto con sketch riviste operette il pubblico di Vienna e di Berlino, prima che il nazismo silenziasse in un colpo solo il doppio personaggio a cui aveva dato vita albergandolo in un unico corpo. D’altra parte essere feroce con il proprio io, al punto da considerarsi divorziato da sé stesso, gli consente di esserlo ancora di più con l’epoca storica in cui si trova ad operare e di affrontare con disinvolta irriverenza i suoi contemporanei più illustri. Dotato degli accenti e delle tematiche tipiche dell’umorismo ebraico, Grünbaum assume a cifra della sua scena comica la struttura del doppio creando così non solo una straordinaria sintonia con lo spirito del tempo, ma riuscendo a conferire agli enunciati di Freud o di Einstein, per citare i riferimenti più celebri in cui incorrono i suoi sketch, la formula aurea del paradosso comico. Così come sprofonda nel non senso il delirio politico che individui come Hitler o il generalissimo Franco stanno agitando sulla scena internazionale. Se non fossero bastate le sue origini ebraiche, non appena invasa l’Austria, a questi affronti il nazismo non mancherà di presentare il conto, internandolo nei lager dove troverà la morte.

 

Attraversarne il crescendo nell’ampio repertorio dell’artista provoca non solo la risata amara nei confronti di un grande racconto storico consegnatoci dallo sguardo – anzi dai due sguardi sempre divergenti – di chi ne è stato acuto osservatore, ma lascia scoprire anche il valore, assolutamente attuale, della lotta fra l’eversione del comico e l’inesorabilità degli eventi.

 

Così, in STASERA HO DECISO DI VENIRMI A TROVARE... Per fare due chiacchiere con me stesso, a Bruno Maccallini spetta il compito di interpretare la dialettica dello sdoppiamento appoggiandosi in scena ai dispostivi di riproduzione tecnica della persona che, nati anch’essi nel tempo che fu di Grünbaum, moltiplicano le sue presenze, traducendo il gioco delle parti nel gioco degli specchi e delle loro rifrazioni. In scena con lui la musicista e cantante Livia Cangialosi.



Berlino, Repubblica di Weimer: la metropoli del futuro! Dalle immagini che raccontano la sua prorompente vitalità in scena si riversa, come per magia, un personaggio in carne e ossa: Grotesk.

Un po' mago, un po' chansonnier, un po' presentatore alla "Cabaret" di Bob Fosse, ispirato ai tanti artisti che resero leggendario il cabaret berlinese degli anni Venti-Trenta, Grotesk è un provocatore irriverente, esperto della risata e del paradosso, dello sberleffo satirico. Mentre la capitale tedesca sprofonda nel nazismo e le stelle della comicità ebrea sono imprigionate nei campi, lui con humour inossidabile non smette mai di aggredire il comune buonsenso, di denunciarne il vuoto che nasconde, affacciandosi sul baratro spalancato dal regime finché non è a sua volta inghiottito.

 

Bruno Maccallini  - sul palco con tre musicisti - è l’interprete di un autentico di GROTESK! Ridere rende liberi, un one man show: novanta minuti, tragici, esilaranti, affascinanti in cui dà vita a un personaggio dal pungente humour agro, caratteristica preponderante che ha contribuito a fare del Kabarett berlinese uno spazio di profonda libertà e critica sociale. Maccallini ha curato la regia e firmato il testo con Antonella Ottai, autrice del libro “Ridere rende liberi. Comici nei campi nazisti” (Quodet ed.).

 

Grotesk aggredisce il pubblico con le contestazioni radicali di Walther Mehring, lo spiazza attraverso i paradossi del grande Kurt Tucholsky, lo blandisce al suono delle musiche di Kurt Weill e Friedrich Hollaender. Il Nostro vive gli anni ruggenti in cui la scena del Kabarett rivela sempre più il volto d’una Germania democratica, radicale e antimilitarista. E li vive tutti, dall’inizio tempestoso al disastro finale, mentre il sogno di un futuro scivola nell’incubo del nazismo. Che non potrà spegnere il suono irriverente della sua risata, ma ne confinerà drasticamente il territorio.

 

Da sempre attratto dagli spettacoli di Kabarett della Berlino degli anni Venti-Trenta in tutti i suoi aspetti, dall’intrattenimento alla satira socio-politica, Bruno Maccallini si avvale in scena della preziosa collaborazione di Pino Cangialosi al pianoforte, fagotto, percussioni e fisarmonica, di Stefano Costantini alla tromba e di Flavio Cangialosi al contrabbasso.







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Un bambino su 77 in Italia è autistico (ISS 2022). A essere maggiormente colpiti sono i maschi, quasi cinque volte in più rispetto alle femmine. È questa l’esplosione di un fenomeno che, soltanto alcuni decenni fa, contava un bambino su mille con disturbi dello spettro autistico, un dato inferiore di circa 13 volte.

Numeri impressionanti che hanno spinto l’Unicusano a promuovere l’innovativo master di II livello in Disturbi del neurosviluppo: il modello biopsicosociale, il primo in Italia di questo genere. Il corso, infatti, mette per la prima volta il bambino, la sua famiglia e la scuola al centro degli interventi terapeutici come disposto dalle recenti normative legislative e interministeriali, mescolando inoltre due modelli scientifici molto spesso contrapposti nel panorama ospedaliero e accademico, ovvero la neuropsicologia e la psicologia sistemica relazionale e psicodinamica. Un modello quindi integrato di valutazione che tiene conto dell’inclusività come richiesto dal Ministero della Salute e che di fatto elimina i casi di “falsi autistici”.

L’approccio metodologico è stato così tanto apprezzato da studenti e professionisti del settore da ricevere un numero di iscrizioni ben oltre le aspettative, abbracciando diverse facoltà e percorsi di laurea: dalla Psicologia alla Medicina, passando per la Logopedia, la Neuropsicomotricità e Scienze dell’educazione e della formazione.

A coordinare la squadra di professori e luminari, fra cui il neuropsichiatra infantile Michele Zappella, è lo psicoterapeuta Aldo Grauso. “Finalità del nostro master – spiega l’accademico – è la formazione di operatori esperti nei disturbi del neurosviluppo in ottica terapeutica integrata: fondamentale diviene l’acquisizione di informazioni in ambito clinico, sociale e scolastico, basilari per poter lavorare con terapie integrate multidiscliplinari, favorendo il superamento dell'approccio tradizionale alla disabilità come patologia e dunque non collegarlo più a qualcosa di “rotto” che vada aggiustato. La presa in carico diviene allora globale e mirata alla persona: si terrà conto, in modo dinamico, dei fattori ambientali e personali, secondo il modello biopsicosociale”. Quindi, rispetto al passato, si rivoluziona l’approccio metodologico che non prende più in considerazione soltanto il cervello ma anche le relazioni che il paziente ha con la famiglia e la scuola. “Due aree dietro cui si celano le emozioni e il vissuto emotivo – puntualizza il professor Grauso – perché, analizzando approfonditamente queste relazioni, si evita di diagnosticare in maniera superficiale molti disturbi legati allo spettro autistico”.

A dare credibilità al master Unicusano intervengono le nuove linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità relative diagnosi e sul trattamento del disturbo dello spettro autistico in bambini e adolescenti, pubblicate lo scorso ottobre. In termini di diagnosi e terapia, alla neuropsicologia e quindi alla psicologia cognitivo-comportamentale, per la prima volta si sottolinea come nessun tipo di diagnosi debba essere fatta senza tenere in considerazione il colloquio psicologico e la conoscenza “sociale” dell’individuo e dunque il valore testologico non è da considerarsi prassi univoca.

“Il Ministero della Salute – conclude il docente – nelle sue considerazioni lega la diagnosi non soltanto ai contenuti e alla disciplina comportamentale ma anche a un esaustivo colloquio psicologico e di conoscenza intima del soggetto. Questo è il canale per dire che anche il metodo biopsicosociale diviene fondamentale: secondo noi, se si approfondissero certe tematiche si eviterebbe di ‘etichettare’ subito il soggetto con una diagnosi che, quasi inevitabilmente, si porterebbe dietro tutta la vita. Magari è stato un soggetto che per un periodo della vita non si è evoluto secondo norma”.





OGGI LA CONSEGNA DEL CANTIERE DEL PRIMO LOTTO DI COSTA SUD IL LOTTO N.2 “PARCO COSTIERO TORRE QUETTA” DECARO: “DA UNA PAGINA DEL LIBRO DEI SOGNI AD UNA PAGINA DELLA STORIA DI BARI. COSTA SUD È LA VERA SFIDA DEL FUTURO DELLA CITTÀ. ORGLIOSO DI ESSERNE PARTE”

Questa mattina, a Palazzo di Città, alla presenza del sindaco Antonio Decaro e del direttore della ripartizione Urbanistica Pompeo Colacicco si è proceduto alla consegna ufficiale del cantiere del primo lotto di Costa Sud, il lotto n. 2 all'impresa aggiudicataria dell'appalto, il Consorzio Valori scarl.  All’incontro hanno partecipato l’ingegner Framcesco Lenoci del Consorzio Valori e l’architetto Gianluigi Sylos Labini, direttore dei lavori e componente del raggruppamento di progettazione che vanta oltre trenta progettisti.

 

“Era il 20 aprile del 2014, quando durante era la mia prima campagna elettorale da sindaco, annunciai per la prima volta alla città che nella zona sud di Bari, da pane e pomodoro a San Giorgio, avremmo realizzato un grande parco marino, lungo 6 km, che finalmente ci avrebbe permesso di lasciarci per sempre alle spalle il degrado, fisico ma anche sociale, che per decenni ha caratterizzato quella zona di Bari – spiega il sindaco Antonio Decaro -. Avevamo preso degli impegni: in cinque anni completare la progettazione e in dieci anni avviare i lavori. Oggi, sono felice di poter dire che dopo 9 anni, 11 mesi e 8 giorni stiamo mantenendo quell’impegno. Consegniamo formalmente il primo cantiere di uno dei sei lotti del grande progetto di Costa Sud. Questo significa che partono i lavori concretamente e che diamo inizio a quella che è la vera sfida della città di Bari.

Questo progetto è il risultato di un piano urbanistico esecutivo che interviene su di un area di 938 ettari di superficie che vede la presenza di oltre 27 mila abitanti, tra i quartieri di Japigia, Madonnella, Sant’Anna e San Giorgio. Una pianificazione urbanistica senza precedenti nella città di Bari che ha eliminato tutte le volumetrie lungo la costa e ridotto del 50% quelle complessive con una riduzione del consumo di suolo di oltre il 60%. Ma il potenziale di questa operazione è molto più ampio perché non solo migliorerà la qualità ambientale dei luoghi, la vita dei baresi ma renderà la nostra città più attrattiva dal punto di vista turistico ed economico. In questa grande aree ci saranno nuove spiagge, aree attrezzate, aree per lo sport, piste ciclabili, nuove zone completamente deimpermeabilizzate e rinaturalizzate con migliaia di alberi nel rispetto della vegetazione esistente. L’attuale strada diventerà una corsia ciclopedonale, mentre una semi carreggiata per il trasporto pubblico sarà realizzata dove oggi ancora insistono i binari che finalmente RFI sta spostando nell’ambito del progetto del Nodo ferroviario sud. Nella zona interna invece, dal mare guardando verso Japigia, ci sarà spazio per piccole attività economiche, orti sociali, la riqualificazione della lama valenzano, e una nuova connessione tra i quartieri a partire dalla rigenerazione dell’esistente.

Non è stato semplice, ci sono voluti 10 anni di lavoro, un concorso di progettazione, tante procedure, le gare, la variante urbanistica, gli espropri, fino ad arrivare all’apertura dei cantieri di questi giorni. Dieci anni fa mi dicevano che era solo una delle tante pagine di un libro di sogni. E invece qui oggi stiamo scrivendo, nero su bianco, una pagina di storia della città di Bari.

Voglio, infine, ricordare che il Parco costiero Costa sud è uno dei quattordici progetti bandiera finanziati dal ministero della Cultura nell’ambito del fondo complementare del PNRR con un totale di 75 milioni di euro. Quando mi dicevano di essere un sognatore, io ho sempre risposto: se possiamo sognarlo, possiamo farlo!”

 

“Questo è il primo passo concreto - quelli amministrativi sono stati lunghi e complessi - dell'esecuzione del piano Costa sud - ha proseguito Pompeo Colacicco -. Oggi finalmente arriviamo  alla consegna dei lavori: abbiamo già fatto un primo cronoprogramma con gli esecutori delle opere e abbiamo fiducia di poterle completare nei termini dei disciplinari, molto ambiziosi, che ci ha imposto il Ministero finanziatore.

Si tratta di un progetto di grandissima qualità e di ampio respiro che ha un'anima fortemente ambientalista, di recupero del verde e della fascia costiera.

Sono certo che sarà il primo passo per dare il via all'intera urbanizzazione secondaria del Piano urbanistico di costa Sud che è stato al centro degli impegni della ripartizione Urbanistica negli ultimi due anni anche grazie agli operatori, impegnati nella progettazione sia dell'urbanizzazione sia dell'intero piano, dei cui risultati non posso che essere ampiamente soddisfatto.

Mi auguro che le opere continuino secondo il programma condiviso all'inizio, e che fin qui abbiamo rispettato, e confido che a breve procederemo alla consegna almeno degli altri tre lotti; gli ultimi due - quelli di Punta Perotti e Torre Carnosa - richiederanno forse un po' più di tempo perché vicende secondarie ma importanti impongono maggior cautela nella gestione delle procedure.

Per quanto riguarda le tempistiche di esecuzione, partono da oggi i 730 giorni previsti per realizzare l'opera. Al momento guardiamo al 31 dicembre 2026 come termine ultimo per la conclusione dei lavori. A brevissimo avvieremo anche il lotto 6, che comprende le aree intorno al Bellavista: aspettiamo la conclusione dell'attività di verifica, l'appaltatore si  è reso disponibile a consegnare le opere non appena si saranno  verificate tutte le condizioni.,

Per il lotto 4 e il lotto 5, invece, stiamo completando la fase di verifica della progettazione ma siamo ragionevolmente convinti che entro trenta giorni concluderemo anche quelle attività”.

 

“È un grande onore per me partecipare a questa operazione – ha dichiarato Gianluigi Sylos Labini - che ritengo un'operazione di bonifica e di grande rilievo per l'interconnessione della città in un'area  in cui  la ferrovia creava una separazione netta tra due territori che avevano il diritto di essere vissuti contestualmente. Questa straordinaria operazione cambierà il volto della città in quell'area, determinando grandi vantaggi.

Oltre che progettista sono direttore dei lavori, un impegno importante per arrivare a una qualità che sia proporzionata all'impegno finanziario che il programma ha messo a disposizione per le aree interessate.

L'intervento per larga parte prevede l'implementazione delle aree verdi e la maggiore qualificazione di tutti gli spazi funzionali per le attività balneari e di godimento degli spazi circostanti per il tempo libero. La città avrà così delle aree di grandissima dimensione a disposizione per poter svolgere tutte quelle attività fin qui realizzate in spazi molto più contenuti. Nascerà un parco di grandi  dimensioni che questa città non ha mai avuto, un parco costiero in cui saranno messe a dimora alberature e arbusti: ci sarà una pineta e saranno creati servizi di vario tipo quali esercizi di ristorazione e aree gioco per i più piccoli, Grazie  ai lavori in programma, nascerà un polo urbano dedicato alla natura e al tempo  libero e questo, per la città, è un fatto rivoluzionario”.

 

 “Siamo un Consorzio che opera a livello nazionale ma mantiene un forte radicamento territoriale con 45 aziende attive in Puglia - ha concluso Francesco Lenoci, rappresentante del Consorzio Valori -. Siamo consapevoli di essere l'ultima staffetta a ricevere il testimone per portarlo al traguardo.  Naturalmente con il rup ingegnere abbiamo già predisposto un programma per avviare i lavori e svolto anche una serie di sopralluoghi. Desidero rassicurare il sindaco: siamo prontissimi”.

 

Di seguito una sintesi degli interventi previsti nell’ambito della progettazione del “Parco Costiero Torre Quetta”:

 

Il progetto prevede principalmente la riqualificazione naturalistica della fascia litoranea e la creazione di un sistema di percorsi ciclopedonali che costituiscono l’ossatura principale dell’area lungo la quale si succede una sequenza di aree tematiche caratterizzate da spazi aggregativi, ludico-ricreativi e sportivi tra cui: aree gioco, spazi per la fruizione balneare, spazi pubblici, ambiti naturalistici e campi sportivi polivalenti.

Ognuno di questi ambiti è studiato in continuità con gli altri in modo da rendere trasversale e integrato l’utilizzo di tutti gli ambienti. Tutti i percorsi avranno un carattere naturalistico garantendo al contempo la fruizione dell’area da parte delle persone con disabilità e dei mezzi di soccorso e manutenzione.

Le principali azioni operative previste dal progetto si riassumono in:

Strada litoranea: rivisitazione della sezione stradale. L’obiettivo dell’intervento è ricucire il rapporto con lo spazio pubblico antistante la strada, rallentare il traffico garantendo attraversamenti in sicurezza oltre che strutturare la sezione stradale come uno spazio urbano attrezzato a servizio della comunità locale. In definitiva le operazioni previste vanno nella direzione di trasformare l’attuale arteria stradale in una strada parco anche attraverso l’attivazione della zona 30.

 

Nuova rete di percorsi ciclo-pedonali: oltre al percorso ciclopedonale che si sviluppa lungo la dorsale carrabile, il progetto si avvale di altri spazi dedicati a una percorrenza mista. Questi percorsi hanno il compito principale di collegare la dorsale del parco, la spiaggia e l’entroterra, garantendo al tempo stesso l’accessibilità alle aree attrezzate / sportive.

 

Nuove aree attrezzate: le aree per lo svago e le aree gioco per bambini sono collocate nei pressi degli assi principali di penetrazione ciclopedonale del parco e a ridosso della strada litoranea. Tutte le aree, di uguali dimensioni (poco inferiore a 300 mq) e di forma ellittica, si differenziano tra loro oltre che per le diverse attrezzature e funzioni, che ne distinguono l’utenza, anche per il colore della pavimentazione, drenante e anti-trauma. I colori proposti ricercano un equilibrio tra la necessità di evidenziare queste “nuove occasioni funzionali” e la necessità di un’integrazione con il medio naturale.

 

Sostituzione superfici di parcheggio asfaltate con pavimentazioni drenanti: il parcheggio esistente, collocato a nord della SS16, oggi si presenta con una superficie in asfalto e munito di recinzione metallica. L’intervento prevede la rimozione della recinzione. Non sono previste modifiche sostanziali di natura geometrica e formale, ma esclusivamente attinenti alla rivisitazione della superficie materiale. Il trattamento mira infatti a garantire l’infiltrazione superficiale delle acque meteoriche. Per questo sono previste la rimozione dell’asfalto esistente e la sua sostituzione con conglomerato ecologico drenante tipo biostrasse. Il parcheggio sarà inoltre collegato in modo efficiente alla rete dei percorsi ciclo-pedonali e garantirà l’accessibilità alle persone a mobilità ridotta. Il numero dei posti auto, tuttavia, rimarrà invariato.

 

Interventi di accessibilità pubblica alla spiaggia: il progetto prevede la riqualificazione del tratto costiero della spiaggia di Torre Quetta mediante una rilettura integrata di funzioni, infrastrutture e paesaggio, che consenta di ricostruire un “sistema” tra verde, promenade, dotazioni funzionali e accesso al mare; gli interventi, in “sottrazione” rispetto agli elementi costruiti e inamovibili esistenti costituiranno un sistema “discreto” e leggero. Il progetto di riorganizzazione e fruizione della costa, orientato alla sostenibilità ambientale in termini di rimovibilità e leggerezza delle strutture per l’accessibilità, prevede la realizzazione di percorsi pedonali, ortogonali alla costa, di connessione tra zone verdi attrezzate, promenade, servizi (nuovi chioschi e servizi igienici), spiaggia, caratterizzata dalla nuova fascia di gariga (tipo di vegetazione mediterranea), sistema di piattaforme stagionali per la fruizione balneare e pontili di accesso al mare. I percorsi e le piattaforme stagionali, completamente reversibili, saranno realizzati con un dogato in legno zavorrato, semplicemente appoggiato, senza alcun vincolo.

 

Interventi di piantumazione: previste la riqualificazione della vegetazione esistente e la ricucitura di questa sezione di costa con nuovi impianti arborei e arbustivi attraverso rimboschimenti e realizzazione di ampie zone di macchia mediterranea che apporteranno benefici sia in termini ambientali sia in termini paesaggistici. Le alberature e le tappezzanti scelte sono coerenti con l’obiettivo di incrementare la qualità dell’area sotto il profilo ecologico e sociale oltre che paesaggistico, preservando e arricchendo le peculiarità paesaggistiche del territorio.




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“LE ARTI UNISCONO E NON DIVIDONO”: PRESENTATO A PALAZZO DI CITTÀ L’EVENTO PROMOSSO DALL’ASSOCIAZIONE STARGATE UNIVERSAL SERVICE

 È stato presentato oggi, nella sala giunta di Palazzo di Città, l’evento “Le arti uniscono e non dividono”, promosso dall’associazione di volontariato Stargate Universal Service in occasione della Giornata mondiale dell’Arte Unesco e in programma al Teatro Bravò il prossimo 15 aprile alle ore 16.30.

Sono intervenuti alla conferenza stampa l’assessora alle Culture e al Turismo Ines Pierucci, il consigliere comunale Pino Monaco, la presidente di Stargate Universal Service Mariella Ragnini de Sirianna, la presidente del Club per l’Unesco di Bisceglie Pina Catino e altri ospiti e protagonisti dell’evento, tra i quali l’attore Nico Salatino. L’evento è organizzato in collaborazione con il Club per l’Unesco di Bari, presieduto da Pietro Bello, il Club per l’Unesco di Bisceglie, l’Accademia delle culture e delle scienze internazionali, i Cavalieri Templari Cristiani di Jaques de Molay, l’associazione Mondo antico Tempi moderni, Mountain Bike Club e Aspassobike.

“Ringrazio Stargate Universal Service e la presidente Mariella Ragnini de Sirianna, il consigliere Pino Monaco, i club territoriali Unesco di Bari e Bitonto e tutti gli organizzatori e protagonisti di questo importante evento - ha dichiarato Ines Pierucci -. Con un programma molto ricco, è un’iniziativa che mette al centro i valori della pace, che si uniscono alla cultura, a diverse forme d’arte, alla storia e alla tradizione, nel solco di un lavoro importante di welfare culturale di cui Stargate è attiva promotrice nella nostra città. In un momento segnato da diversi conflitti a livello internazionale, promuovere i valori dell’Unesco ci aiuta a rispondere a queste difficoltà con la conoscenza e con il sapere, nel segno di un’agenda di dialogo, sostenendo le azioni che, in questo senso, provengono dal nostro territorio”.

“Sono felice di presentare e sostenere questa iniziativa promossa dall’associazione presieduta da Mariella Ragnini de Sirianna e da altre importanti realtà della nostra città - ha proseguito Pino Monaco -. Tengo molto al binomio cultura e solidarietà, che caratterizza il lavoro di molte associazioni che in questi anni abbiamo sostenuto, ci tengo a dirlo, sempre in una positiva collaborazione con l’assessora Pierucci, al di là di ogni barriera ideologica, sempre entrando nel merito dei progetti. Mariella Ragnini de Sirianna è instancabile nella promozione di eventi e iniziative di grande merito come questa, e invito tutti a prendervi parte il prossimo 15 aprile”.

“La Giornata Mondiale dell’Arte è stata istituita dall’Unesco nel 2019, che ha scelto come data il 15 aprile, giorno di nascita di Leonardo da Vinci, una figura che nel mondo identifica l’arte in tanti suoi aspetti - ha sottolineato Mariella Ragnini de Sirianna -. Con questo evento, che abbiamo presentato oggi in un’altra data importante, quella della giornata mondiale del teatro, vogliamo puntare a raccogliere tutta l’arte in un appuntamento, mettendo al centro anche la partecipazione dei più giovani, nel segno della pace e della solidarietà, per rafforzare i legami tra la creatività, la società, e il territorio: proprio perché l’arte, come abbiamo voluto sottolineare già nel titolo dell’evento, unisce e non divide”.

Il preambolo dell’atto costitutivo dell’Unesco, siglato nel 1945, sottolinea che “poiché le guerre cominciano nelle menti degli uomini, è nelle menti degli uomini che si devono costruire le difese della pace  - ha concluso Pina Catino -. La cultura e le arti sono, infatti, gli strumenti per eccellenza dell’Unesco per avvicinare i popoli. Il ruolo degli artisti, in questo senso, è molto importante, e come club per l’Unesco siamo felici di far parte di questa iniziativa che è ispirata proprio dalla volontà di mettere al centro la conoscenza, la bellezza e il dialogo”.

 

Il programma:

 

Il 15 aprile, dalle ore 16.30, sul palco del Bravò si alterneranno numerosi ospiti, ciascuno dei quali condenserà in una breve performance il senso della sua arte e il messaggio che essa sottende. A condurre la serata sarà Gianni Ippolito.

 

Tra i protagonisti dell’evento:

per il teatro: l’attore Nico Salatino e lo scenografo Mino Miale; per la fotografia: Luigi Caldarola; per la pittura: Irina Hale, Maria De Pasquale, gli artisti della Bottega di Massimo Lembo; per la musica: Mike Zonno e i musicisti di strada Carlo Stragapede con la chitarra e Mimmo Sgaramella con il sax e Diversamente musica con Carlo De Liso al piano; per la danza: il Gruppo Danza Preziosissimo Sangue in San Rocco di Katia Laguaragnella; per il libro: gli scrittori ed i poeti della Stargate, “I Poeti di Bari Vecchia” di Mondo Antico tempi moderni, i vincitori del concorso di poesia A. Rositani “Ragazzo d’oro”.

 

 

Contatti Stargate Universal Service

Tel. 371 3042993 - 339 1301911

E mail stargateserviceadv@gmail.com  ufficiostampastargate@libero.it