Uno studente di un noto Liceo leccese avrebbe ricevuto una sanzione disciplinare irrogata - come si legge di seguito - da un consiglio di classe la cui composizione e convocazione sarebbero illegittime, non sarebbero infatti stati convocati i rappresentanti dei genitori e in occasione di adozione del provvedimento sarebbero stati esclusi dall’aula i rappresentanti degli alunni, contrariamente a quanto disposto dalla normativa vigente. La sanzione - stando a quanto viene scritto - sarebbe inoltre stata irrogata sulla base di un racconto, poi messo per iscritto, estremamente colorito e non corrispondente al vero. Denuncia inoltre una presunta presa di mira da parte dell’istituzione, esponendo fatti avvenuti ancor prima dell’irrogazione dell’ultima sanzione. Il ragazzo sospeso 3 giorni per aver avuto un dibattito con la Dirigente in cui criticava la gestione dell’istituzione scolastica ha deciso di impugnare la sanzione all’organo di garanzia della scuola, in attesa dell’esito del ricorso presentato a quello regionale.
“La scuola - scrive - un luogo che dovrebbe far assimilare diritti e doveri, e che ti fa scontrare con la dura realtà quando capisci che questi non sono equamente ripartiti. Questo è quello che oggi mi vedo costretto a denunciare, dopo forse ormai troppo tempo trascorso in silenzio. Il 19 novembre scorso mi è stata notificata, dal Dirigente Scolastico, la convocazione di un consiglio di classe straordinario volto all’irrogazione di una sanzione disciplinare nei miei confronti. La motivazione? Dei fatti, la cui illegittimità è estremamente discutibile, avvenuti in un momento in cui ero - de iure - assente dalle lezioni, e quindi non sotto la responsabilità disciplinare o didattica dei docenti, e in cui, peraltro, non mi trovavo neanche nella mia sede scolastica di appartenenza. Cosa mi è stato contestato? L’aver criticato l’amministrazione della mia scuola. Magari, e me ne faccio una colpa, con tono della voce acceso, ma a tutto c’è una motivazione precedente al mio comportamento. Sarà forse che nel bel mezzo della - ancora pacifica - interlocuzione col dirigente mi sono sentito dire dallo stesso “ma tu non stai proprio bene con la testa” o ancora da un membro del suo staff “tu qui non conti nulla” per poi passare a chi, con l’assurda e ingiustificata scusa che stessi per aggredire qualcuno, mi ha messo le mani addosso per trattenermi e farmi sedere sulla sedia, il tutto accompagnato da “sei un cafone”, anche se non sono io l’uomo di 40 anni che trattiene un ragazzo di 18. Ma tralasciando i fatti in sé, cosa mi viene contestato nella lettera di convocazione? L’aver usato “termini lesivi del decoro del dirigente e dell’istituzione scolastica”. Il tutto colorito da un racconto molto fantasioso e ingigantito dell’accaduto. Come se delle critiche nei confronti dell’istituzione - dette da uno studente - siano più gravi e lesive di un insulto vero e proprio proferito da un dirigente, da chi dovrebbe essere un educatore, un formatore. Veniamo poi al giorno del Consiglio di Classe straordinario, lunedì 25 novembre, in cui vengo chiamato per esporre le mie ragioni. Con mia sorpresa e in piena violazione della normativa vigente non erano presenti (e neanche stati convocati) i rappresentanti dei genitori eletti in regime di prorogatio, inficiando quindi la validità della seduta stessa. E in più, nel momento di discussione sull’adozione del provvedimento, è stato esplicitamente richiesto ai rappresentanti degli studenti dal dirigente di abbandonare l’aula, rendendo il Consiglio ancora più illegittimo di quanto già non lo fosse, sia per le modalità di convocazione sia per quelle di composizione. Un’aula sorda, senza contraddittorio, senza tenere in considerazione la realtà dei fatti, in cui un Consiglio di Classe ha irrogato una sanzione pur non avendo nessun interno ad assistere. Come fosse uno show televisivo in cui si decide quale racconto è il migliore. E magari fosse questo l’unico episodio di questa tipologia. Circa un mese prima di questo, infatti, mi era stata irrogata un’altra sanzione disciplinare, quando non ero a scuola ma totalmente assente, una nota questa volta, e il motivo è ancora più comico. L’avermi visto seduto ad un bar nei pressi dell’istituto, e la nota, per assurdo, recita esattamente quello. Come se fosse competenza della scuola verificare i miei comportamenti all’esterno, come se avessi fatto qualcosa di male e, soprattutto, come se mi fossi assentato per futili motivi e non in qualità di rappresentante per un incontro sull’edilizia scolastica a Palazzo della Provincia. E poi tante frasi, tanti piccoli atteggiamenti intimidatori che però scaturiscono l’effetto esattamente contrario: “quest’anno hai gli esami” o “ma agli esami vuoi arrivare?” e ancora “non sarebbe un peccato uscire con 60?”. Io nel valore educativo della scuola credo fino in fondo, e ritengo giusto combattere per quello. Ma, annunciando ricorso a tutti gli organi istituzionali competenti e con buona pace di chi ha tentato e tenta di ostacolarmi - conclude il ragazzo - rispondo che fino ad ora il risultato ottenuto è esattamente l’opposto di quello desiderato.”
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