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RispondiEliminaL’allarme emerge da un sondaggio condotto su 4mila lavoratori e lavoratrici recentemente pubblicato nel Regno Unito. Colpite soprattutto le donne: hanno il doppio delle probabilità di denunciare discriminazioni rispetto agli uomini. Ulteriori studi realizzati in Europa e negli Stati Uniti evidenziano poi le difficoltà delle persone con disabilità, perché smart working e luoghi di lavoro senza barriere architettoniche non sono sufficienti ad arginare le condotte scorrette: un esperimento sociologico ha infatti rilevato tassi di recall inferiori del 15% rispetto a candidati e candidate senza disabilità. “È fondamentale affidarsi a professionisti e professioniste con l’esperienza giusta per identificare i talenti a prescindere dal loro background, perché garantire l’equità nel processo di selezione, oltre ad assicurare il rispetto della normativa, migliora l’innovazione aziendale e la soddisfazione di candidati e futuri dipendenti”, commenta Cristina Danelatos, Board member di Zeta Service.
Non tutti i colloqui sono uguali: una persona su 2 dichiara di aver subito discriminazione sul posto di lavoro o durante la selezione. È quanto emerge da un sondaggio recentemente pubblicato dal magazine britannico People Management e condotto su 4.000 adulti, che ha inoltre rilevato come le donne abbiano quasi il doppio delle probabilità di denunciare discriminazioni rispetto agli uomini: una intervistata su 10 ritiene infatti di aver perso un ruolo a causa del proprio genere, rispetto al 5,2% dei colleghi. Tra le varie forme di discriminazione individuate dal sondaggio la più comune è però risultata essere l’ageismo, ossia la discriminazione di persone in base all’età: il 15% ritiene infatti che la data di nascita impedisca loro di assicurarsi un lavoro. Una su 5 (19%) ha inoltre affermato di aver dovuto affrontare l’ageismo a un certo punto della propria carriera. Rilevante anche la discriminazione nei confronti di genitori o caregiver: tra coloro che hanno figli o figlie a carico o che si prendono cura di parenti anziani o di persone disabili, quasi un terzo (30%) ritiene di aver subito discriminazioni. Scendendo maggiormente nel dettaglio, il sondaggio ha rilevato che quasi tre persone intervistate su 5 (il 57%) di età compresa tra 18 e 34 anni hanno dichiarato di aver subito discriminazioni sul lavoro, mentre ancora di più (il 59%) sono coloro che hanno subito discriminazioni nelle assunzioni. La percentuale scende nella fascia di età sopra i 35 anni: con il 31% degli intervistati e delle intervistate che dichiara di aver subito discriminazioni
“La discriminazione nei colloqui di selezione è un problema radicato e che, dal nostro punto di vista, limita il potenziale delle aziende – commenta Cristina Danelatos, Board member di Zeta Service, azienda italiana specializzata nei servizi HR e payroll – Non si tratta “solo” di una questione etica, che pure è rilevante, ma di pratiche che impediscono, in virtù di pregiudizi sovente di natura culturale, anche l'inclusione di talenti preziosi che possono contribuire alla diversità e all'innovazione. Ogni persona reca con sé esperienze uniche e risorse preziose, che possono facilitare la crescita aziendale, favorendo la creatività, migliorando la percezione interna ed esterna dell'impresa e promuovendo una cultura d’inclusione, rispetto e opportunità per tutti e tutte”.
RispondiEliminaI numeri in arrivo da oltremanica, se accostati ad altre recenti indagini sul medesimo argomento, danno un quadro piuttosto sconfortante. Anche in tema di disabilità: un sondaggio americano pubblicato da HrBrew.com e condotto intervistando oltre 2.000 lavoratori e lavoratrici, infatti, ha rivelato come il 25% delle persone intervistate con disabilità abbia rivelato come questa rappresenti una sfida nell’ambito dei processi di selezione. Il 37%, inoltre, ha affermato di avere difficoltà a capire dalle job description se i ruoli per i quali si candidano potranno essere adatti alla loro condizione. Circa il 33% ha inoltre affermato di non sentirsi a proprio agio nel rivelare la propria disabilità nel processo di ricerca di un impiego. Riattraversando l’Atlantico le cose non sembrano andare molto meglio. L’Università di Cardiff, l’Università di Liverpool e la Thames Water hanno infatti condotto di recente uno studio sociologico su larga scala in 5 città britanniche, presentando domande fasulle per oltre 4.000 posti di lavoro vacanti, identificandosi una parte come aspiranti lavoratori su sedia a rotelle e una parte come candidati privi di disabilità. Le candidature riguardavano principalmente e volutamente due categorie professionali, quella della contabilità e dell’assistenza finanziaria, che non ponevano ostacoli di natura fisica. Il risultato? È stata riscontrata una discriminazione significativa nei confronti dei candidati disabili, con un tasso di recall inferiore del 15% rispetto ai candidati senza disabilità. La discriminazione è stata più forte per il ruolo, meno qualificato, di assistente finanziario, dove il divario era addirittura del 21%. Curiosamente, anche per i posti di lavoro da remoto non sono stati registrati divari minori, sollevando interrogativi sulla capacità dello smart working di contrastare la discriminazione nei confronti delle persone disabili.
Per evitare di incorrere in queste situazioni una soluzione può essere quella di affidarsi a partner esterni specializzati nella selezione e la ricerca delle risorse umane, che abbiano tra i propri valori chiave la creazione di un ambiente lavorativo più inclusivo e diversificato. “Se si vuole realmente puntare alla diversità in azienda occorre utilizzare canali e strumenti nuovi di ricerca, altrimenti non si otterrà un risultato diverso da quello ottenuto fino ad oggi. Professionisti e professioniste con esperienza sono in grado di affiancare la funzione HR nella ricerca ed identificazione dei talenti, utilizzando canali ed approcci specifici. – continua Cristina Danelatos, Board member di Zeta Service – Per esempio un elemento critico di successo è la capacità di far sentire le persone valorizzate a prescindere da fattori che nulla hanno a che vedere con il loro talento e che in alcun modo potrebbero inficiarlo. L’esperienza con la nostra area specializzata in talent acquisition, per esempio, è quella di un metodo che mira a generare l’intreccio perfetto tra quelli che sono le competenze ed i desideri della persona e quelli dell’azienda. Ogni ricerca di nuove persone presuppone la volontà di crescere e migliorare, in ogni ambito. Questo vale sia per le persone che si candidano a un ruolo sia per le realtà aziendali che le ricercano”.
L’inquinamento dell’aria sia indoor sia outdoor rappresenta, secondo la ricerca Global Burden of Disease 2024, la seconda causa di morte a livello globale con più di 8 milioni di decessi, dietro solo all’ipertensione. Questi dati allarmanti sono alla base dell’“air quality anxiety”, un recente trend internazionale che porta ben 4 persone su 10 a ritenere scarsa o pessima la qualità dell’aria degli ambienti indoor di lavoro e di vita. “È necessario applicare soluzioni efficaci, che già oggi esistono e sono alla portata di tutti, per rendere più salubri gli ambienti in cui trascorriamo la maggior parte del nostro tempo, come abitazioni, uffici e spazi pubblici”, commenta Raffaella Moro, CEO di REair
RispondiEliminaSentendo la parola “inquinamento”, si pensa subito a quello legato all’ambiente esterno, trascurando del tutto la qualità dell’aria degli spazi indoor. Eppure alcune recenti ricerche come quella condotta dall’ENEA hanno confermato che questa sia, sorprendentemente, più inquinata rispetto a quella esterna. Un’aria più pulita negli ambienti di lavoro e negli spazi indoor, potrebbe dunque favorire il benessere personale oltre a migliorare le performance lavorative. Secondo la ricerca Global Burden of Disease 2024, condotta dall’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME), l’inquinamento dell’aria (indoor e outdoor), con più di 8 milioni di decessi registrati nel corso del 2021, rappresenta la seconda causa di morte a livello globale, subito dopo l’ipertensione. Sebbene l'inquinamento in tutte le sue forme possa essere dannoso, quello dell'aria indoor è particolarmente pericoloso perché le persone ne sono spesso immerse per lunghi periodi di tempo. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità ogni anno più di 3 milioni di persone muoiono a causa dell'inquinamento dell'aria interna. Nel Nord America, come svelato dal portale specializzato Air Quality News, l’emergenza si è già trasformata in una vera e propria fobia, soprannominata “air quality anxiety”, con il 74% della popolazione che si sente in ansia per la qualità dell'aria negli spazi interni. Questa paura ha consequenzialmente stravolto le priorità di collaboratori e cittadini i quali, nel 70% dei casi, ritengono che il proprio spazio di lavoro necessiti di un miglioramento della salubrità dell'aria e il 69% considera un problema la mancanza di investimenti in salute e sicurezza. Infine, il 39% considera la qualità dell'aria nel proprio luogo di lavoro scarsa o pessima.
Perché è così importante mantenere una buona qualità dell’aria negli spazi chiusi? Le fonti di potenziali inquinanti, come pesticidi, fumo passivo, stufe e caloriferi, all’interno degli edifici sono tante e possono incidere drasticamente sulla salute causando persino stati di ansia e depressione. Infatti, uno studio, come svelato anche sulle colonne del Guardian, ha trovato un legame tra l'inquinamento atmosferico e la salute mentale, confermando che, oltre a causare danni alla salute fisica come disturbi respiratori, esso può avere effetti negativi anche sul benessere psicologico. L’aspetto positivo è che esistono numerose soluzioni che si può fare per migliorare la qualità dell'aria indoor e molte di queste consistono in gesti semplici da integrare nel quotidiano. “L'inquinamento indoor è un problema spesso sottovalutato, ma che ha un impatto diretto sul nostro benessere sia fisico che psicologico – dichiara Raffaella Moro, CEO della company REair, che opera nel campo della ricerca e produzione delle eco-tecnologie per la depurazione dell’aria esterna e interna agli edifici – È necessario trovare delle soluzioni efficaci per rendere più salubri gli ambienti in cui trascorriamo la maggior parte del nostro tempo, come abitazioni, uffici e spazi pubblici. Questa forma di contaminazione, spesso invisibile, è altrettanto dannosa per la salute a causa di sostanze come polveri sottili, composti organici volatili e agenti patogeni che si accumulano negli spazi chiusi. Fortunatamente ci sono sia delle soluzioni ad hoc per il miglioramento dell’aria circostante, partendo dalle nanotecnologie fotocatalitiche eCoating per gli ambienti indoor, fino ad arrivare ai semplici gesti quotidiani da integrare facilmente durante il corso delle nostre giornate, come aprire regolarmente le finestre per permettere la circolazione costante dell’aria o banalmente l’utilizzo di purificatori d’aria che agiscono in maniera funzionale nella pulizia dell’aria indoor. Queste azioni, se adottate quotidianamente, possono contribuire a creare ambienti più salubri e a ridurre i rischi, migliorando significativamente la nostra salute”, conclude Raffaella Moro.
RispondiElimina“La salute del pianeta e i cambiamenti climatici sono oggi all’attenzione del mondo scientifico, delle istituzioni e delle politiche europee – chiarisce il Prof. Angelo Del Favero, Consigliere delegato R&S di REair e già direttore generale dell’Istituto Superiore di Sanità – Si rende pertanto necessaria anche una risposta incisiva e un impegno da parte del mondo produttivo nell’individuare processi con metodi scientificamente corretti che possano agire sulla qualità dell’aria, sull’inquinamento e di conseguenza sulla salute dei cittadini”.
Ecco, infine, 8 rimedi, semplici e accessibili, per migliorare la qualità dell’aria all’interno degli edifici:
RispondiEliminaGarantire una corretta e costante ventilazione tramite l’apertura delle finestre per rimuovere gli inquinanti accumulati e sostituirli con l’aria proveniente dall'esterno. Una ventilazione inadeguata può anche portare ad un’alta concentrazione di anidride carbonica, che può causare problemi di salute, come mal di testa, vertigini e affaticamento.
L’aggiornamento tecnologico e il corretto utilizzo degli elettrodomestici sono fondamentali per ridurre gli agenti inquinanti negli ambienti indoor. Scegliere soluzioni più efficienti, come una stufa elettrica invece di sistemi a combustione, e limitare l’uso dei fornelli a gas favorendo il piano a induzione, contribuisce a migliorare la qualità dell’aria e a rendere gli spazi più salubri.
Mantenere gli spazi interni puliti e asciutti evitando la creazione di muffe e funghi. La pulizia può essere un ottimo modo per migliorare la qualità dell'aria interna: passare l'aspirapolvere una o due volte alla settimana, pulire regolarmente la biancheria da letto e le tende e fare ordine possono contribuire a ridurre gli inquinanti presenti in casa.
Gli eCoating by REair sono la soluzione innovativa per purificare l’aria indoor e migliorare il benessere delle persone. Si tratta di rivestimenti nanotecnologici trasparenti basati sui processi fotocatalitici, che applicati sulle pareti e sui soffitti degli ambienti indoor, attivano un potente processo di ossidazione fotocatalitica in grado di disattivare e disgregare microrganismi come virus e batteri, causa di malattie polmonari e respiratorie e sono certificati per l’abbattimento di virus Sars-related.
Utilizzare, se possibile, dei filtri HEPA (High-efficiency particulate air) i quali possono ridurre in maniera significativa l'inquinamento interno, rimuovendo le spore di muffa, forfora di animali domestici, acari della polvere e fumo di tabacco. Questi filtri possono essere applicati nei vari elettrodomestici come aspirapolveri, purificatori d'aria e sistemi di condizionamento.
Utilizzare prodotti ecologici a base di ingredienti naturali per la pulizia della casa, evitando quelli commerciali contenenti sostante chimiche nocive e inquinanti.
Tenere delle piante da appartamento è un modo efficace per ridurre gli inquinanti interni. Esse contribuiscono a purificare l'aria assorbendo i contaminanti e rilasciando ossigeno.
L’introduzione di purificatori d’aria negli spazi indoor può eliminare inquinanti quali composti organici volatili e inquinanti chimici e biologici. È una soluzione funzionale soprattutto per grandi ambienti di natura pubblica e commerciale, e per le infrastrutture.
È in ogni caso imprescindibile che, indipendentemente dalla soluzione adottata, vi sia alla base un monitoraggio continuo dei risultati effettuato con sistemi di sensoristica validati a livello internazionale.
Il Prove Libere Tour 2025 continua il suo percorso in alcune delle migliori località sciistiche italiane, e nel weekend del 1 e 2 marzo farà tappa a Madesimo, località Motta, per un evento attesissimo da tutti gli appassionati dello sci alpino. Dopo l’appuntamento di Pila, sarà la seconda occasione per usufruire (per chi lo desidera) della pista esclusiva FULFIL®: un tracciato riservato, ideale per testare le ultime novità degli sci 2025-2026 in un ambiente sicuro e tecnico.
RispondiEliminaA Madesimo, la pista FULFIL® offrirà ai partecipanti la possibilità di provare, in anteprima, gli sci più innovativi della prossima stagione messi a disposizione dalle aziende del Pool Sci Italia. Un’opportunità per sciatrici e sciatori desiderosi di confrontarsi con le novità che il mercato offrirà nel prossimo futuro. Come sempre, skiman professionisti presenti nel villaggio test forniranno consigli per supportare i partecipanti a individuare lo sci più indicato in base alla personale ambizione e livello tecnico. Il percorso, che potrà essere utilizzato in alternativa alle altre piste del comprensorio Skiarea Valchiavenna, verrà chiuso al pubblico per tutta la durata dell’evento e sarà caratterizzato da una preparazione ottimale del manto nevoso con la presenza di "ciuffetti guida", posizionati per “accompagnare” verso la corretta esecuzione delle curve, un po’ come in un circuito automobilistico. Ogni test avrà una durata di circa un’ora per modello. Non solo. Al termine del weekend i partecipanti riceveranno via e-mail un riepilogo dettagliato con le specifiche degli sci testati: un plus che renderà l’esperienza ancora più completa, formativa e personalizzata.