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venerdì 3 maggio 2024

Ricerca sull'Integrazione dei rifugiati in Germania. Quanto pesano i voti per l’AfD?

L’orientamento politico incide sull’atteggiamento nei confronti dei rifugiati? In una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica “Labour Economics”, due economisti della Libera Università di Bolzano hanno dimostrato che il sostegno ai partiti anti-immigrazione ha un impatto negativo sull'integrazione sociale dei rifugiati. Lo studio si basa sulla combinazione dei dati relativi ai risultati elettorali ottenuti alle elezioni comunali dal partito Alternative für Deutschland (AfD) e la più rappresentativa indagine sui rifugiati in Europa (IAM-BAMF-SOEP).

L’elevato sostegno al partito Alternative für Deutschland (AfD) ha avuto un impatto negativo sull’integrazione sociale dei rifugiati nei comuni tedeschi durante il grande arrivo di rifugiati nel biennio 2015-16. In queste comunità, i rifugiati hanno corso maggiori rischi di subire attacchi da parte di estremisti di destra. La probabilità di interazioni positive fra i nuovi arrivati e gli abitanti del luogo si è ridotta e, in queste zone, le opinioni negative sull’immigrazione sono state fatte proprie anche dai sostenitori di altri partiti. Questi, in sintesi, i risultati della ricerca pubblicata sulla rivista scientifica “Labour Economics” da Pia Schilling e Steven Stillman, rispettivamente ricercatrice e professore alla Facoltà di Economia della Libera Università di Bolzano. “I nostri risultati non sono necessariamente attesi”, sottolinea Schilling, “Gli studi hanno anche trovato sostegno alla cosiddetta 'ipotesi della minaccia', secondo la quale l’assimilazione culturale avviene più rapidamente nelle regioni caratterizzate da atteggiamenti fortemente xenofobi”.

Per lo studio appena pubblicato, Schilling e Stillman hanno attinto a un database ideale sotto diversi aspetti. Dal 2015 al 2018, anno in cui è iniziata la ricerca, la Germania aveva registrato circa 1,22 milioni domande di asilo: un numero che corrispondeva a quasi la metà di tutte le domande presentate nell’Unione Europea nello stesso periodo. Anche il fatto che, dal 2016, i rifugiati in Germania non possano più scegliere liberamente dove risiedere è stato un fattore ideale per lo svolgimento della ricerca. In Germania, i rifugiati vengono distribuiti tra gli stati federali e, successivamente, nei distretti e nei comuni in base alla popolazione pre-esistente. “Questa distribuzione casuale ci ha permesso di escludere la possibilità che i rifugiati evitino deliberatamente i comuni noti per gli atteggiamenti anti-immigrazione della popolazione”, spiega Schilling. I due economisti hanno anche dimostrato che l’assegnazione dei rifugiati non ha avuto alcuna influenza sul successo elettorale dell’AfD negli anni successivi, il che significa che gli atteggiamenti negativi non erano il prodotto degli insediamenti dei rifugiati nei singoli comuni. In questo modo è stato possibile stabilire un’influenza causale degli atteggiamenti dei locali verso i nuovi arrivati e la loro integrazione.  

Schilling e Stillman hanno potuto attingere ai dati di alta qualità provenienti dall’indagine annuale sui rifugiati in Germania (indagine IAB-BAMF-SOEP) da cui hanno ricavato informazioni sull’integrazione economica e sociale di chi è fuggito dal proprio Paese. Questa indagine, la più grande e rappresentativa in Europa, pone numerose domande sull’integrazione economica e sociale e sul background socio-demografico dei singoli rifugiati. Le risposte a queste domande sono state poi incrociate con un gran numero di indicatori locali, tra cui la forza del voto dell’AfD nei singoli comuni. I risultati dimostrano che l’integrazione economica dei rifugiati dipende significativamente dalla situazione nel mercato del lavoro, in particolare dalla percentuale di disoccupati, mentre la quota di voti dell’AfD ha un'influenza significativa sull’integrazione sociale. L’effetto negativo maggiore è stato riscontrato per i gruppi che vengono attaccati direttamente nelle campagne dell’AfD, in particolare per le persone provenienti da paesi con una popolazione prevalentemente musulmana e per gli uomini single. L’integrazione sociale è stata valutata utilizzando i seguenti indicatori: la sensazione di essere benvenuti, la fiducia negli altri, la frequenza delle discriminazioni subite e il tempo trascorso con i tedeschi in generale e con i propri vicini.

Il lavoro svolto dalla Libera Università di Bolzano offre un importante contributo per comprendere meglio come gli atteggiamenti della società ospitante possano influenzare le sfide della migrazione. Questo è evidente anche nelle comunità con un forte sostegno ai partiti favorevoli a politiche liberali sull’immigrazione, dove i risultati dell’integrazione sociale sono stati significativamente migliori. “La nostra ricerca suggerisce che potrebbe essere più produttivo permettere ai rifugiati di decidere dove stabilirsi all’interno di un Paese piuttosto che lasciare al caso tale decisione. È una conclusione in linea con altri studi che dimostrano come questa politica possa anche portare a una migliore integrazione nel mercato del lavoro”, conclude il prof. Stillman. 

un’immagine della ricercatrice Pia Schilling.




EXPANDED | Una grande mostra in tre capitoli con opere delle collezioni fotografiche di Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, Castello di Rivoli e GAM

Torino, 2 maggio 2024. Il 2 maggio 2024 nell’ambito del programma di EXPOSED Torino Foto Festival inaugura Expanded, un progetto espositivo che propone una lettura in tre capitoli della Collezione fotografica della Fondazione per l'Arte Moderna e Contemporanea CRT, e che unisce in un unico percorso coerente tre prestigiose sedi istituzionali: le OGR Torino con Expanded Without (2 maggio - 28 luglio 2024), in cui l'attenzione si focalizza su opere prodotte off-camera, nelle quali l'immagine è generata senza ricorrere al mezzo fotografico tradizionale; il Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea con Expanded With (2 maggio – 25 agosto 2024), a cura di Marcella Beccaria, che presenta opere nelle quali il medium fotografico è il punto di partenza per indagare diversi tipi di relazione con il paesaggio, con opere di pionieri della Land Art, dell'Arte Povera e della Body Art; e la GAM  Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino con Expanded – I Paesaggi dell'Arte (2 maggio – 1 settembre 2024), a cura di Elena Volpato, dedicata ad alcuni fotografi che hanno saputo restituire i molteplici aspetti dell’arte e ritrarne nel senso più ampio i suoi paesaggi composti di opere e architetture, del volto degli artisti e dei loro momenti di lavoro nello studio o nel paesaggio naturale.

 

“LFondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, in sinergia con Fondazione CRT, è orgogliosa di sostenere e promuovere EXPOSED, la prima edizione del Festival Internazionale di Fotografia di Torino” dichiara Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Presidente della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT. “Il festival, che si terrà nel mese di maggio, coinvolgerà le principali istituzioni culturali e realtà indipendenti della città in un ricco programma di mostre ed eventi dedicati alla fotografia. La Fondazione partecipa al programma espositivo presentando per la prima volta gran parte del nucleo fotografico della Collezione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT. Il progetto si sviluppa in tre sedi: alle OGR Torino con Expanded Without, dedicata a immagini realizzate senza macchina fotografica, al Castello di Rivoli con Expanded With, a cura di Marcella Beccaria, e alla GAM con Expanded  I Paesaggi dell’Arte, a cura di Elena Volpato.

 


EXPANDED WITHOUT / OGR Torino

 

In Expanded Without (2 maggio – 28 luglio 2024) nel Binario 1 delle OGR Torino l'attenzione si focalizza su opere prodotte off-camera, nelle quali l'immagine è generata senza ricorrere al mezzo fotografico tradizionale: le opere presentate sono installazioni e ambienti, autentici campi esperienziali allargati, all'interno dei quali chi guarda diventa parte del processo di costruzione dell'immagine.

 

La mostra si apre con Frammenti di riflessione (Exoteric gate) di Nanda Vigo (1976), uno spazio di attraversamento interiore creato dalla tensione tra la vibrazione luminosa del neon e la riflessione degli specchi; Nanda Vigo ha lungamente lavorato sulla luce facendone un elemento costruttivo dello spazio e insieme una possibilità di annullamento dei suoi limiti fisici. Specchi e luce aprono soglie, contribuendo alla formazione di immagini che la mente di ciascuno può elaborare.

 

Proseguendo, l’imponente Waterfall (Cascata) di Teresita Fernández (2000) condensa nella sua immobile e silenziosa presenza tutta l’energia dinamica e fragorosa del fenomeno naturale al quale si riferisce. Realizzata con lunghe bande di materiale acrilico policromo, la cascata di Fernández allude alla permanenza della forma attraverso l’idea del continuo cambiamento. Il movimento dell’acqua è evocato attraverso l’alternanza di strisce blu, azzurre e bianche. Simili a fotogrammi, la loro successione corrisponde alla scomposizione dei diversi momenti che in natura compongono la caduta dell’acqua.

 

Al centro del percorso espositivo L’osservatore non l’oggetto osservato (1981-2003), di Remo Salvadori. Nell’opera l’artista trasfigura nel rame il cavalletto fotografico; la presenza della sua ombra in alcune immagini della storia della fotografia allude allo sguardo dell’autore che le ha scattate, ma la moltiplicazione della silhouette in una forma di luce, che Salvadori realizza in quest’opera, frange il punto di vista assoluto del fotografo in un insieme di visioni relative che si attivano l’un l’altra, non solo come oggetto e soggetto della visione, ma in una comune riflessione sul guardare e sul vedersi guardare.

 

A chiudere la mostra è Liquid Crystal Environment (Ambiente a cristalli liquidi) (1966-2017) di Gustav Metzger, una grande installazione ambientale di proiezioni in continua trasformazione, colorate e psichedeliche. L’opera è una tra le più grandi ideate dall’artista con la tecnologia dei cristalli liquidi, i cui studi risalgono alle prime scoperte del botanico Friedrich Reinitzer nel 1888 e poi approfonditi dal fisico tedesco Otto Lehmann che coniò il termine “cristalli liquidi” nel 1889.

 

 

EXPANDED WITH / Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea

 

Expanded With (2 maggio – 25 agosto 2024), a cura di Marcella Beccaria, inaugurerà al terzo piano della Manica Lunga del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea. Dalle azioni performative degli anni 60-70, la mostra comprende opere di pionieri della Land Art, dell’Arte povera e della Body Art, includendo inoltre l’uso della fotografia come strumento concettuale, arrivando a ulteriori esperienze più contemporanee. 

 

La mostra indaga l’immagine quale campo allargato, citando gli scritti della teorica d’arte americana Rosalind Krauss. Nel 1979 Krauss pubblica Sculpture in the Expanded Field (La scultura nel campo allargato), testo fondamentale nel quale analizza il modo in cui la pratica di artiste e artisti negli anni dal 1968-1970 modifica il concetto tradizionale di scultura per arrivare alla “costruzione di luoghi”, approfondendo dicotomie quali “paesaggio e non-paesaggio” e “architettura e non-architettura”. Krauss nota come gli artisti rivoluzionino l’idea di opera d’arte, utilizzando indifferentemente i media più diversi, tra cui fotografia, specchi, installazioni e azioni nel paesaggio, video, oltre alla scultura stessa. Il pensiero di Krauss ha dato origine a ulteriori elaborazioni critiche che hanno interpretato opere prodotte nei decenni successivi applicando il concetto di expanded field anche al cinema.

 

Expanded With presenta opere nelle quali il medium fotografico è il punto di partenza per indagare diversi tipi di relazione con il paesaggio, il corpo, la costruzione dell’immagine e l’identità. Dalle azioni performative degli artisti degli anni 60-70, la mostra presenta opere di pionieri della Land Art, dell’Arte povera e della Body Art, includendo inoltre l’uso della fotografia come strumento concettuale, per arrivare a esperienze più contemporanee. In Expanded With la fotografia è fisicamente presente e protagonista.

 

La mostra presenta opere appartenenti alla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT in comodato al Castello di Rivoli, in dialogo con opere di proprietà del Castello, attraverso un percorso organico che per la prima volta valorizza il grande patrimonio fotografico presente in entrambe le Collezioni.

 

Restituendo un ampio panorama internazionale, la mostra include opere di 23 artiste e artisti attivi in più Paesi tra cui Angola, Belgio, Brasile, Cuba, Germania, Irlanda del Nord, Italia, Olanda, Portogallo, Regno Unito, Slovenia, Stati Uniti: Lothar Baumgarten, Edson Chagas, Thomas Demand, Jan Dibbets, Hans-Peter Feldmann, Gilbert & George, Roni Horn, Steffani Jemison, Anna Maria Maiolino, Ana Mendieta, Mario Merz, Luigi Ontani, Dennis Oppenheim, Giulio Paolini, Paola Pivi, Thomas Ruff, Edward Ruscha, Elisa Sighicelli, Ettore Spalletti, Thomas Struth, Wolfgang Tillmans, Ulay, Jan Vercruysse.

 

 

EXPANDED  I PAESAGGI DELL’ARTE / GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino

 

Expanded  I paesaggi dell’arte nello Spazio del Contemporaneo alla GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino (2 maggio 2024 – 1 settembre 2024), a cura di Elena Volpato, è dedicata ad alcuni fotografi che hanno saputo restituire i molteplici aspetti dell’arte e ritrarne nel senso più ampio i suoi paesaggi composti di opere e architetture, del volto degli artisti e dei loro momenti di lavoro nello studio o nel paesaggio naturale. 

 

Grazie al sostegno di Strategia Fotografia 2023, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, la GAM ha potuto rinnovare il proprio impegno collezionistico acquisendo 22 fotografie di Gianfranco Gorgoni, realizzate tra il 1970 e il 1974. Le foto sono dedicate alle diverse fasi di realizzazione dell’opera Spiral Jetty di Robert Smithson, di opere di Michael Heizer, oltre che ad alcuni ritratti di artisti come Bruce Nauman, Dan Flavin, Agnes Martin ed Ellsworth Kelly. 

 

Le immagini di Gorgoni, la forza ipnotica dei suoi scatti in volo sopra lo Spiral Jetty, entrando a far parte della collezione, hanno permesso, come in un virtuoso spin-off, di rileggere lo sguardo fotografico sull’arte attraverso la continua emersione di un desiderio di vertigine. Un desiderio presente sin dai primi scatti fatti da fotografi come Nadar e, poco più tardi, come Mario Gabinio, salendo su palloni aerostatici per catturare dall’altro la bellezza delle loro città e accogliere all’interno della griglia prospettica la vitale deformazione della convessità del mondo e il disassamento dal piano dell’orizzonte. 

 

La più vertiginosa immagine della storia della fotografia è uno scatto dell’immaginario di uno dei più importanti fotografi del Novecento: Luigi Ghirri, davanti a una delle prime immagini della Terra vista dalla Luna, scorgere al suo interno tutte le immagini della storia artistica, una dentro l’altra, telescopicamente inabissate, “graffiti, affreschi, dipinti, scritture, fotografie, libri, film. – scrisse – Contemporaneamente la rappresentazione del mondo e tutte le rappresentazioni del mondo in una volta sola.” 

 

Mentre Gorgoni occupa il centro dell’esposizione, in un continuo moto circolare di avvitamento nello spazio, le opere di Ghirri sono dislocate in diversi momenti, a segnare, in dialogo con gli altri autori, i molteplici aspetti della vertigine che la fotografia crea ponendosi in relazione con l’arte e facendosi rappresentazione delle rappresentazioni artistiche. Ogni qualvolta colloca il proprio cavalletto di fronte all’arte la fotografia è vertigine del doppio, perché è visione che fronteggia una visione. Non si tratta in questo caso del Combattimento per un’immagine, ma del raddoppiamento del suo potere, dell’abbraccio di uno sguardo che si pone di fronte allo spazio di interminati significati contenuto nell’opera d’arte e, producendone una rappresentazione, si fa infinito anch’esso. 

 

Le opere in mostra sono tutte parte di una lunga storia collezionistica che ha arricchito nel tempo i fondi del museo, tra i quali si conservano esemplari di assoluto valore storico come il dagherrotipo della chiesa della Gran Madre di Dio realizzato da Enrico Federico Jest nel 1839, e dell’Archivio Fotografico della Fondazione Torino Musei da cui provengono le stampe di Mario Gabinio, prodotte tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. Le raccolte della GAM si accrebbero nei primi anni duemila, sotto la direzione di Pier Giovanni Castagnoli e grazie ai fondi della Città di Torino, con i quali il museo poté, non soltanto dare estesa rappresentazione nelle proprie raccolte dell’opera dei più importanti fotografi italiani del secondo Novecento, ma anche commissionare un’ampia ricognizione e reinterpretazione dei valori paesistici della città, tra cui, in mostra, alcuni scatti di Gabriele Basilico, Olivo Barbieri e Armin Linke. Negli stessi anni le collezioni di fotografia hanno conosciuto un’ulteriore importante addizione grazie alla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT. Tra queste, in esposizione, oltre alle opere di Ghirri, numerose fotografie di Ugo Mulas, Mimmo Jodice, Aurelio Amendola e Claudio Abate. 

 

La mostra presenta inoltre un’opera realizzata da Jacopo Benassi specificamente per l’occasione: Paesaggio di un paesaggio in un paesaggio. “Il titolo è già una vertigine – scrive Volpato – un affondo che ha l’inesorabilità di una caduta. Benassi, invitato a scattare alcune foto all’interno dei depositi della GAM, ha scelto di ritagliare le proprie inquadrature dentro alcuni cieli di dipinti ottocenteschi, e da un punto di vista talmente ravvicinato che la pellicola pittorica ha assunto presenza di epidermide. Privi di coordinate compositive, senza alcun sentore di dove cadesse la loro linea d’orizzonte, diventano immensi e romanticamente moderni. Benassi ha fatto dei suoi due scatti una scultura su ruote, svincolandosi dalle coordinate rassicuranti della parete e lasciando che l’opera porti in giro per lo spazio la propria indefinita alterità rispetto a ogni predeterminata idea di fotografia e di arte.”

 

La mostra è accompagnata dalla pubblicazione Paesaggi dell’arte. Vertigini 1839-2024.

 

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La mostra Expanded presenta opere facenti parte della Collezione della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT in comodato al Castello di Rivoli e alla GAM di Torino di artisti quali Claudio Abate, Aurelio Amendola, Edson Chagas, Thomas Demand, Jan Dibbets, Hans-Peter Feldmann, Teresita Fernández, Luigi Ghirri, Roni Horn, Steffani Jemison, Mimmo Jodice, Anna Maria Maiolino, Ana Mendieta, Mario Merz, Gustav Metzger, Ugo Mulas, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Paola Pivi, Thomas Ruff, Remo Salvadori, Ettore Spalletti, Thomas Struth, Ulay, Nanda Vigo; della Collezione del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea di artisti quali Lothar Baumgarten, Gilbert & George, Luigi Ontani, Dennis Oppenheim, Thomas Ruff, Edward Ruscha, Elisa Sighicelli, Thomas Struth, Wolfgang Tillmans, Jan Vercruysse; e della Collezione della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di artisti quali Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Jacopo Benassi, Mario Cresci, Mario Gabinio, Gianfranco Gorgoni, Enrico Federico Jest, Mimmo Jodice, Armin Linke, Riccardo Moncalvo, Paolo Mussat Sartor, Paolo Pellion. 

 

Dal 2 maggio al 2 giugno alle mostre si potrà accedere anche con il PASS EXPOSED acquistabile al prezzo di €25 in biglietteria INFOPIEMONTE - desk ABBONAMENTO MUSEI di via Garibaldi 2 o sul sito di EXPOSED a questo link: https://www.exposed.photography/ticket 



La Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, ente “art oriented” della Fondazione CRT e principalmente attiva sul territorio regionale e locale, è ormai da tempo una presenza significativa e dinamica sul piano nazionale e internazionale: sono sempre più numerosi i progetti oltre i confini della città di Torino e del Piemonte, secondo una precisa volontà della Fondazione che, attraverso alcuni importanti appuntamenti internazionali, intende promuovere in Europa e nel mondo la cultura torinese.

 

Fondazione CRT, nata nel 1991, è la terza Fondazione di origine bancaria italiana per entità del patrimonio. Dalla sua costituzione ha erogato complessivamente più di 2 miliardi di euro per oltre 43.000 progetti dedicati ad arte, ricerca, formazione, welfare, ambiente e innovazione nel Nord Ovest. La Fondazione sperimenta anche interventi nella logica dell’impact investing e uno dei principali esempi a livello europeo è l’operazione di rigenerazione urbana delle OGR Torino, le ex Officine Grandi Riparazioni dei treni, che sono state riqualificate e riconvertite in un innovativo centro internazionale per l’arte e la cultura, la ricerca scientifica, tecnologica e industriale.

 

Le OGR Torino sono un centro di cultura e innovazione unico in Europa, dedicato alla sperimentazione: artistica, musicale – OGR Cult – scientifica, tecnologica e imprenditoriale – OGR Tech. Ex officine per la riparazione dei treni nell’Ottocento, sorgono nel cuore di Torino su un’area di 35.000 mq interamente riqualificata da Fondazione CRT e restituita alla città, per aprire a tutti nuovi orizzonti di collaborazione, creazione e convivialità. Dal 2017 le OGR Cult accolgono i visitatori con mostre d’arte site-specific – nate grazie alla collaborazione con partner internazionali quali Tate, MoMA PS1 e la Caixa – e concerti di grandi musicisti e band nazionali come Moroder, Ezio Bosso, Baustelle, Motta, IOSONOUNCANE e Manuel Agnelli, e internazionali tra cui Pixies, Yann Tiersen, Kraftwerk, Apparat, New Order e Tom Walker. Le OGR firmano inoltre produzioni originali come OGR Talks – momenti di approfondimento per esplorare la contemporaneità, live e in diretta streaming, insieme a filosofi, artisti, scrittori e pensatori da Tlon a Francesco Costa, da Zerocalcare a Luciano Ligabue – e OGR Club. Quest’ultima iniziativa è organizzata dalle ex Officine per accogliere in città nomi del panorama musicale nazionale e internazionale: per OGR Club si sono esibiti Lorenzo Lemme aka Lepre, Galea, Edda con Gianni Maroccolo, Niccolò Bosio, Amalfitano e Elephant Brain, Jeremiah Fraites, i Casino Royale, Bud Spencer Blues Explosion, Bobby Joe Long’s Friendship Party, Daniela Pes e Giovanni Truppi.

 

Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea promuove la comprensione della nostra epoca attraverso l’arte e la cultura, coinvolgendo il pubblico locale e internazionale per favorire la crescita sociale e civile del territorio nel quale opera. Oltre a collezionare ed esporre opere d’arte, il Museo è un centro per la creatività, la ricerca, l’educazione e lo sviluppo della cultura soprattutto nel campo dell’arte contemporanea in una riflessione sul presente che passa attraverso una relazione dinamica col passato.

 

La GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea oggi conserva circa 45.000 opere tra dipinti, sculture, installazioni, fotografie, una rilevante collezione di grafica, un’importante raccolta di film, video d’artista e documentari; nell’edificio si trovano anche la Biblioteca d’Arte e l’Archivio Fotografico della Fondazione Torino Musei. La GAM offre al pubblico un’ampia programmazione di mostre con artisti italiani e internazionali e progetti espositivi che si rivolgono anche alle ricerche contemporanee più attuali. Il patrimonio è in costante crescita grazie a donazioni, con il contributo determinante della Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris e della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT.







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LIUTERIA CREMONESE // Patrimonio culturale e territorio, Cremona 9 maggio, Università Cattolica

Cremona, 3 maggio 2024 - Si terrà giovedì 9 maggio, dalle 9.00 alle 13.00, nell’Aula Magna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore - Campus di Cremona, il seminario Patrimonio culturale e territorio. Cremona: il percorso di una città e le sfide della contemporaneità, un dialogo a più voci sulla cura e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale.

L’incontro nasce nell’ambito del Piano di Salvaguardia del saper fare liutario cremonese, nato per tutelare, conservare e valorizzare un’eccellenza artigiana che, dal 2012, è entrata a far parte del patrimonio immateriale dell’Umanità dell’UNESCO. Sulla scia di questo riconoscimento, il Piano di Salvaguardia del saper fare liutario mira a proteggere e custodire quelle pratiche coltivate per secoli dai liutai cremonesi, preziosi depositari di questa forma di patrimonio immateriale che, negli anni, ha reso famosa la città e le sue attrazioni, a esso correlate. 

Valorizzazione e trasmissione del patrimonio immateriale saranno gli argomenti chiave dell’incontro, che verrà aperto dai saluti istituzionali e da un intervento del Comune di Cremona; al dialogo, introdotto e coordinato da Stefano Salis, Domenicale del Sole 24 Ore, parteciperanno: Ambasciatore Liborio Stellino, Rappresentante Permanente d’Italia presso l’UNESCO, Pier Luigi Sacco, Università degli Studi di Chieti – Pescara, Anna Gianfreda, Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza – Cremona, Paolo Rizzi, Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza – Cremona, e Noemi Satta, esperta di innovazione culturale e strategica, policy pubbliche.

I relatori saranno chiamati a descrivere prospettive, esperienze e itinerari di ricerca tra immateriale, contemporaneo, cultura e policy di sviluppo. Il dialogo ambisce a far emergere gli aspetti fondamentali per costruire un programma cittadino sostenibile in grado di coniugare arte, storia, turismo e artigianalità.

Prenotazioni al link

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giovedì 2 maggio 2024

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Olimpiadi Parigi 2024: Annunciata oggi la Squadra Olimpica dei Rifugiati del CIO che rappresenterà oltre 100 milioni di sfollati ai Giochi Olimpici di Parigi 2024

Trentasei atleti provenienti da 11 Paesi diversi, ospitati da 15 Comitati Olimpici Nazionali (CNO) e che gareggiano in 12 sport, sono stati nominati oggi membri della Squadra Olimpica dei Rifugiati del CIO per Parigi 2024. L’annuncio è stato dato dal Presidente del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), Thomas Bach, durante una cerimonia trasmessa in diretta streaming dalla Olympic House di Losanna, in Svizzera. Per la terza volta ai Giochi Olimpici, la Squadra Olimpica dei Rifugiati del CIO rappresenterà gli oltre 100 milioni di sfollati nel mondo.

“Accogliamo tutti voi a braccia aperte. Siete un arricchimento per la nostra comunità olimpica e per le nostre società. Con la vostra partecipazione ai Giochi Olimpici, dimostrerete il potenziale umano di resilienza ed eccellenza. Invierete un messaggio di speranza agli oltre 100 milioni di sfollati nel mondo. Allo stesso tempo, renderete consapevoli miliardi di persone in tutto il mondo della portata della crisi dei rifugiati. Pertanto, incoraggio tutti, in tutto il mondo, a unirsi a noi nel fare il tifo per voi – la Squadra Olimpica del CIO per i Rifugiati”, ha detto il Presidente del CIO Thomas Bach, rivolgendosi a tutti i membri della squadra, che si sono uniti alla riunione virtualmente.

La composizione della squadra è stata approvata dal Consiglio Esecutivo del CIO (EB) e si è basata su una serie di criteri tra cui, in primo luogo, le prestazioni sportive di ciascun atleta e il suo status di rifugiato verificato dall’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Inoltre, la squadra rappresenta gli oltre 100 milioni di sfollati nel mondo. Si è tenuto conto anche di una rappresentanza equilibrata di sport e genere, nonché della diffusione dei Paesi di origine. L’elenco completo degli atleti è disponibile qui.

Per la prima volta dalla creazione della squadra Olimpica dei Rifugiati, sono presenti due atleti rifugiati residenti in Italia. Si tratta di Iman Mahdavi, lotta libera 78kg e Hadi Tiranvalipour, taekwondo categoria -58kg, entrati a far parte del Programma Olimpico per i Rifugiati nel 2022 e 2023.

“La selezione di Iman Mahdavi e Hadi Tiranvalipour per le Olimpidi di Parigi 2024 è senza dubbio un traguardo importantissimo non solo per i due atleti selezionati ma per ciò che esso rappresenta per la causa dei rifugiati e per l’Italia che li ha accolti. Le persone in fuga sognano di poter ricostruire il proprio futuro in sicurezza e dignità. Troppo spesso la narrazione che li riguarda mette in luce solo i bisogni primari tralasciando il talento, il coraggio e la determinazione che portano con se.  Lo sport rappresenta uno dei palcoscenici più importanti per ribadire i valori della solidarietà e dell’inclusione e per questo siamo grati al CONI per l’impegno dimostrato nel sostenere gli atleti rifugiati nel loro sogno olimpico.” Ha dichiarato Chiara Cardoletti, Rappresentante UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino.

La Chef de Mission della Squadra Olimpica dei Rifugiati Masomah Ali Zada, che ha gareggiato per la Squadra Olimpica dei Rifugiati a Tokyo 2020 ed era presente oggi durante la cerimonia, ha dato il benvenuto agli atleti: “Tutti voi avevate un sogno e oggi il vostro sogno di gareggiare ai Giochi Olimpici è più vicino che mai. Con tutte le sfide che avete affrontato, ora avete la possibilità di ispirare una nuova generazione, rappresentare qualcosa di più grande di voi e mostrare al mondo di cosa sono capaci i rifugiati”.

Ha aggiunto: “Voglio dirvi: questo sarà il vostro momento a Parigi, godetevelo. Non vedo l’ora di lavorare con tutti voi per fare in modo che questa sia l’esperienza di una vita”.

La maggior parte degli atleti è stata selezionata tra gli atleti rifugiati sostenuti dal CIO attraverso il Refugee Athletes Scholarship Programme, finanziato dal programma Olympic Solidarity del CIO e gestito dalla Olympic Refuge Foundation.

L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Filippo Grandi ha dichiarato: “La Squadra Olimpica dei Rifugiati dovrebbe ricordarci la resilienza, il coraggio e le speranze di tutti coloro che sono stati sradicati da guerre e persecuzioni. Questi atleti rappresentano ciò che gli esseri umani possono fare, anche di fronte ad avversità estreme. La squadra ci ricorda anche che lo sport può essere trasformativo per le persone la cui vita è stata sconvolta da  circostanze spesso strazianti. Trasformativo non solo per gli olimpionici, ma per tutti. Lo sport può offrire tregua, una fuga dalle preoccupazioni quotidiane, un senso di sicurezza, un momento di divertimento. Può dare alle persone la possibilità di guarire fisicamente e mentalmente e di tornare a far parte di una comunità”.

Un emblema per i 100 milioni

Per la prima volta, la Squadra Olimpica dei Rifugiati gareggerà con il proprio emblema di squadra, un simbolo unificante che unisce atleti diversi e conferisce alla squadra una propria identità unica.

Provenendo da diversi angoli del mondo, ogni membro della squadra è un individuo con una propria storia. Come i 100 milioni che rappresentano, hanno anche l’esperienza condivisa e vissuta dei loro viaggi: l’emblema mira a trasmettere questo aspetto attraverso il design della freccia a pennarello.

Al centro dell’emblema c’è un cuore, che deriva dal logo della Fondazione Olympic Refuge, a rappresentare l’appartenenza che la squadra spera di ispirare e che gli atleti e gli sfollati di tutto il mondo hanno trovato attraverso lo sport.

Ali Zada ha dichiarato: “Questo emblema ci unisce tutti. Siamo tutti uniti dalla nostra esperienza – anche se tutti diversi, abbiamo fatto un viaggio per arrivare dove siamo”. Gli atleti non rappresentano un Paese specifico, ma la Squadra Olimpica dei Rifugiati: avere il nostro emblema crea un senso di appartenenza e ci permette di rappresentare la popolazione di oltre 100 milioni di persone che condividono la stessa esperienza. Non vedo l’ora di indossarlo con orgoglio!”.

Dai Giochi Olimpici al sostegno alle persone in fuga a tutti i livelli

Il sostegno ai rifugiati e alle popolazioni sfollate rimane una priorità fondamentale per il CIO e fa parte della Raccomandazione 11 dell’Agenda Olimpica 2020+5. La Fondazione Rifugio Olimpico (ORF) è stata istituita nel 2017 per dare seguito a questo impegno. La Fondazione funziona al posto di un Comitato Olimpico Nazionale tradizionale, gestendo i borsisti atleti rifugiati e la Squadra Olimpica Rifugiati del CIO per Parigi 2024.

Oltre a sostenere gli atleti d’élite nella loro partecipazione ai Giochi olimpici, l’ORF lavora per garantire l’accesso allo sport sicuro alle persone colpite da sfollamento in tutto il mondo. Attraverso le partnership o i suoi programmi in tutto il mondo, l’ORF mira a costruire un movimento in cui gli sfollati possano godere dei benefici dello sport, ovunque si trovino, e attraverso il quale lo sport possa essere adottato a tutti i livelli come strumento di sostegno per i rifugiati.

Dalla sua nascita nel 2017, il lavoro dell’ORF ha permesso a quasi 400.000 giovani di accedere a uno sport sicuro. Più di 1.600 allenatori sono stati formati per offrire sessioni di sport sicuro e i suoi programmi hanno sostenuto i giovani in 11 Paesi nei cinque continenti.

Seguite il loro viaggio sui social media

Mentre i 36 atleti si preparano a gareggiare ai Giochi Olimpici di Parigi 2024, è possibile seguire i loro progressi sui social media:

  • Refugee Olympic Team – Instagram
  • Refugee Olympic Team – Facebook
  • Olympic Refuge Foundation – LinkedIn
  • Refugee Olympic Team – X



SERGIO COLLEONI a cura di Maria Lucia Ferraguti - Fino al 18 maggio 2024 alla Galleria Previtali

In mostra 25 sculture di Sergio Colleoni, artista eclettico dalle architetture solide e dal design gentile e compatto, con sovrapposizioni di volumi, dallo scavo essenziale dovuto alla vitalità del modellato sull’andare della materia e sul ripiegare in se stessa nell’avvolgersi del ritorno.

Finissage giovedi 9 maggio ore 19.00

Sguardo sul contemporaneo

Intervengono: Marco De Crescenzo (rivista Hestetika) Michele Dolz (artista-scrittore) Sabina Tavecchia (architetto) Maria Lucia Ferraguti (storica dell'arte) Luca Zen (architetto). Segue rinfresco






OLTRE LA SUPERFICIE. Mostra personale di Gianluca Patti | 17 maggio - 29 giugno 2024 | Galleria Ferrero, Ivrea (TO)

Dal 17 maggio al 29 giugno 2024, la Galleria Ferrero ospita la mostra personale di Gianluca Patti OLTRE LA SUPERFICIE, a cura di Andrea Daffra

 

Attraverso una selezione di circa quindici opere inedite, Gianluca Patti offre al pubblico un affascinante viaggio nella sua ricerca artistica. Una delle caratteristiche fondamentali della sua poetica è la stratificazione della pittura, che consente agli elementi pittorici sottostanti di emergere liberamente in superficie, evocando ricordi ed emozioni del passato.

 

Il percorso espositivo, concepito per la Galleria Ferrero, guida il visitatore attraverso questa stimolante ibridazione sensoriale. Grandi opere policrome si alternano a piccoli monocromi, offrendo un'ampia gamma di esperienze estetiche. Le opere in mostra raccontano un viaggio autobiografico, in cui Gianluca Patti dimostra la sua abilità nel trasformare materiali di provenienza "edile", come prodotti cementizi, resine e pigmenti, in opere pittoriche di grande profondità emotiva.


Come afferma il curatore della mostra Andrea Daffra: “Patti attribuisce a ogni componente uno status di “manufatto archeologico emotivo”, un serbatoio di memorie e significati che attendono di essere tradotti ed esplorati con un uso ben calibrato del colore: è solo allora, infatti, che tali “storie latenti” prendono vita, sviluppandosi in una solida tramatura fatta di pennellate e gradazioni cromatiche che vanno ben oltre la superficie visibile delle opere”.

 

Nella serie di opere inedite, realizzate appositamente per la mostra, emerge chiaramente il desiderio e la volontà di Gianluca Patti di recuperare e riappropriarsi dei materiali di scarto, conferendo loro nuovo significato e vitalità. Le opere esposte rappresentano una stratificazione temporale dove passato e presente si fondono armoniosamente, invitando lo spettatore a esplorare le profondità dell'animo umano attraverso la materia e il colore.

 

La mostra si propone come un'ulteriore testimonianza della freschezza e dell'originalità del linguaggio artistico di Gianluca Patti, offrendo al pubblico un'indagine intima in cui ogni pennellata diventa una narrazione, evocando ricordi e raccontando storie.



Gianluca Patti è nato nel 1977 a Monza, vive e lavora tra Monza e Milano. La sua ricerca è incentrata sullo studio del colore e della materia quali strumenti di narrazione del vissuto personale e della dimensione temporale. Lo studio da autodidatta della storia dell’arte ha avuto un ruolo fondamentale nell’evoluzione della sua ricerca artistica: all’inizio del proprio percorso si appassiona al lavoro pittorico di grandi artisti quali Pollock, Vedova, Basquiat e Richter, approfondendone l’equilibrio cromatico e cercando un proprio approccio unico al colore, nell’ambito di una personale ricerca in continua evoluzione. Il lavoro di Gianluca Patti è stato esposto in diverse mostre personali e collettive, ed è entrato a far parte di collezioni di arte contemporanea di rilievo. L’approccio trasversale dell’artista l’ha portato inoltre a collaborare alla realizzazione di scenografie nel settore pubblicitario e dell’interior design e ad essere selezionato per progetti d’arte e impresa.

www.gianlucapatti.com

 

Galleria Ferrero Arte Contemporanea nasce nel 2010 nello storico edificio di Villa Nesi a Ivrea. La Galleria si avvale fin da subiti della collaborazione di critici e storici d’arte per citarne alcuni: Ermanno Tedeschi, Liletta Fornasari, Alessandra Redaelli e negli ultimi due anni fino al 2023 Angelo Crespi, attuale Direttore della Pinacoteca di Brera a Milano. Nascono cosi progetti di mostre anche fuori sede: come il progetto realizzato nella fabbrica Olivetti sito Unesco per Quadrifonia anno 2023 dedicato a quattro artisti di cui due storicizzati (Enzo Cacciola e Alfredo Rapetti Mogol) assieme a due contemporanei (Marica Fasoli e Federico Ferrarini). Sempre nel 2023 si ricorda la mostra istituzionale, a firma di Angelo Crespi, Escape from Figure nel Museo Irpino, ex Carcere Borbonico di Avellino con gli artisti Rapetti Mogol e l'emergente Cristina Nasti. Attualmente la Galleria Ferrero collabora con il critico d'arte Andrea Daffra che presiede anche la Fondazione Cacciola e Zappettini. L'interesse e la ricerca della Galleria Ferrero sono continui nell'ambito dell'astrattismo con nomi più che consolidati come: Marcello Lo Giudice, Ernesto Morales, Omar Hassan e Gialuca Patti; concettualisti come: Riccardo Gusmaroli e spazialisti come: Barbara Nejrotti. Un'attenzione anche al figurativo metafisico con Ciro Palumbo o onirico con Davide Puma. Arte analitica ben rappresentata da Enzo Cacciola.

www.galleriaferrero.com

Informazioni mostra

OLTRE LA SUPERFICIE

Mostra personale di Gianluca Patti

17 maggio - 29 giugno 2024

Inaugurazione: giovedì 16 maggio dalle 18.30 alle 20.30 (su invito)

 

A cura di Andrea Daffra

Project Manager Alessia Cuccu (GLAC Consulting)

 

Orarioda lunedì a sabato esclusivamente previa prenotazione

galleriaferrero@libero.it

+39 347 1414200

 

Galleria Ferrero, Villa Nesi | Via Torino 29, Ivrea (TO) 

Info: galleriaferrero@libero.it

Instagram | Artsy | Facebook





G7, ACCORDO COMUNE-MINISTERO DIFESA PER ELISUPERFICI TEMPORANEE

TARANTO, EX ILVA: DA MILANO RISCHIO BANCAROTTA di WALTER BALDACCONI

Aleksej Naval'nyj, Io non ho paura, non abbiatene neanche voi: in prima edizione gli scritti pubblici e privati del dissidente russo (Morcelliana Scholè)

Sono, IN PRIMA EDIZIONE MONDIALE, gli scritti pubblici e privati del dissidente più conosciuto del XXI secolo: Aleksej Naval'nyj, oppositore di Putin che da anni ne denunciava l'abuso di potere e la corruzione imperante nel paese d'origine, la Russia, deceduto in modo sospetto nelle gelide carceri siberiane il 16 febbraio 2024 dopo un tentativo di avvelenamento, numerosi processi e anni di detenzione.

Editrice Morcelliana, nella collana Orso Blu del catalogo Scholé (nella quale sono stati pubblicati libri come Il destino dell'Ucraina. Il futuro dell'Europa di Simone Attilio Bellezza, Storia del potere in Russia. Dagli zar a Putin di Carolina De Stefano) ne pubblica le riflessioni nel libro dal 2 maggio disponibile in libreria Io non ho paura, non abbiatene neanche voi (pp. 240, € 19,00). 
I testi tradotti dal russo comprendono alcune perorazioni pronunciate durante le sedute in tribunale, i post pubblicati attraverso i canali social, alcune interviste su prestigiose riviste come "Der Spiegel", "Time", "New York Times", raccolti in un'antologia curata da Adriano Dell'Asta e Marta Carletti Dell'Asta.
Adriano Dell'Asta è docente di Lingua, cultura e letteratura russa all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia ed è stato Direttore dell'Istituto italiano di Cultura di Mosca dal 2010 al 2014. Marta Carletti Dell'Asta, traduttrice dal russo, svolge attività di ricerca presso la Fondazione Russia Cristiana.
Dalle pagine del libro, che sarà accompagnato da diverse presentazioni sul territorio italiano, trapela il percorso politico, ma anche spirituale dell'uomo e del dissidente, la sua maturazione passata anche dalla dichiarata parentesi del nazionalismo fino alla lotta per la democrazia liberale e alla corruzione del paese amato, conclusa con il sacrificio della vita. Il testo contiene le sue riflessionia a partire dal 2010 fino a pochi giorni prima della morte, contraddistinte dall'ironia e dal coraggio di Naval'nyj, oltre che dalla sua forza comunicativa, che lo hanno caratterizzato negli anni del suo attivismo e che gli hanno permesso di far sentire la propria voce e le proprie idee alla Russia ma anche al mondo.
Tra le pagine più importanti, quelle sulla guerra in Crimea prima e in Ucraina poi, la denuncia di un potere che schiaccia e impoverisce il popolo e che usa le armi dell'odio e della paura per controllarlo, quelle sulla Pasqua che rivelano il suo rapporto con Dio e la religione, la sua spiritualità, ma anche quelle dedicate al forte legame e affetto con la moglie Julija Naval'naja e i figli.
Ne emerge il ritratto dell'uomo e dell'attivista politico, pronto a morire per la coerenza con la sua coscienza, a favore della libertà, della verità e della bellezza futura della Russia. Un cammino della coscienza libera, contro la paura e l'odio come sentimenti di cui vive il regime totalitario.
 
Il volume sarà presentato in anteprima a Milano presso la Fondazione Feltrinelli, in compagnia del curatore, della giornalista Anna Zafesova e di Francesca Gori di Memorial Italia, ma anche a Roma, Brescia, Bergamo.




La polizia di New York sgombera il campus della Columbia University: decine gli arresti

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mercoledì 1 maggio 2024

TARANTO, EX ILVA: "SE NON ARRIVANO I 320 MLN CHIUDIAMO" di WALTER BALDACCONI

CONCESSIONI DEMANIALI, STOP ALLE PROROGHE. LA RABBIA DEI BALNEARI: “SIAMO STANCHI”

NEL GIORNO DELLA FESTA L'APPELLO DEI COBAS: “DIGNITA' PER I LAVORATORI”

TRASPORTO PAZIENTI DIALIZZATI E ONCOLOGICI,“VOGLIAMO SCEGLIERE NOI IL SERVIZIO”

Stellantis, Mirafiori si ferma, Massimo Gramellini intervista un operaia di Mirafiori

Primo maggio a Varese

La riforma del premierato ha un grosso baco: che succede se nessuno raggiunge la soglia?

Tigotà, protesta dei lavoratori: “In 200 a rischio, prima sfruttati e poi lasciati a casa”

Mattarella: “Il lavoro non è una merce”

Premierato e Autonomia, Boccia (Pd): Se non riusciremo a fermarli in Parlamento faremo i referendum

Giornata dei Lavoratori / Pisani (Presidente CNG), “Garantire a milioni di giovani occupazione stabile e di qualità è una questione di giustizia sociale che richiede interventi decisi e immediati.”

 Roma – “Servono politiche innovative per affrontare le enormi sfide occupazionali che incontrano, ogni giorno, i giovani”. Lo afferma la Presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani, Maria Cristina Pisani, in occasione della Giornata dei Lavoratori.


“Ancora oggi il tasso di occupazione giovanile si attesta al 45%, nettamente inferiore al 61,5% registrato tra la popolazione generale. Questa situazione - continua Maria Cristina Pisani -, come emerge dalle nostre indagini, è aggravata dalla prevalenza di contratti precari. In Italia, i giovani lavoratori infatti vivono una situazione di diffusa discontinuità lavorativa: il 40,9% degli under 35 ha infatti un contratto precario contro il 59,1% con contratto stabile. I lavoratori stabili scendono al 42,3% del totale nella fascia 15-24 anni, per attestarsi al 67% in quella successiva (25-34 anni). Il tema del lavoro stabile è infatti prioritario per le giovani generazioni ed è la ragione per la quale servono interventi strutturali per poter garantire loro una piena emancipazione. Eppure, anche se guardiamo ai 3 milioni di contratti nuovi che hanno coinvolto i giovani fino a 29 anni, il 79% è un contratto precario. C’è poi il tema del reddito adeguato. Dai nostri studi, negli ultimi anni, più di un lavoratore under 35 su quattro ha percepito una retribuzione annua inferiore a 5.000 € con una retribuzione media che, ancora oggi, per un giovane nel privato è pari a 15 mila euro, con evidenti disparità di genere e territoriali.”


"In questo giorno dedicato ai lavoratori, pertanto, chiediamo - ha concluso la Presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani - un rinnovato impegno a garantire occupazione di qualità per milioni di giovani, con strategie mirate che includano incentivi per contratti stabili e dignitosi, supporto alla formazione professionale, accesso eguale alle opportunità di lavoro tra generazioni, generi, a  Nord come a Sud del nostro Paese.  È una questione di giustizia sociale che richiede un intervento deciso e immediato."